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Differenza tra termistore, termoresistenza, termocoppia

In ambito industriale la temperatura svolge spesso un ruolo critico e viene utilizzata per monitorare le prestazioni di un componente oppure gestire i processi di produzione. Il monitoraggio della temperatura così come il suo controllo viene realizzato tramite appositi dispositivi detti sensori di temperatura. Questi dispositivi permettono di conoscere la temperatura di un elemento di interesse, osservarne le variazioni termiche e quindi di permettere al sistema di rispondere adeguatamente a questo parametro.

Esistono diverse tipologie di sensori di temperatura, ognuna con le proprie caratteristiche sulla base delle quali ne deriva l’utilità in svariate applicazioni. La scelta di un sensore di temperatura dipende da fattori diversi come l’intervallo di temperatura che si intende misurare, la precisione richiesta, la sensibilità, la stabilità ed ovviamente il costo del sensore stesso. A seconda dell’applicazione può essere più efficiente scegliere un determinato sensore di temperatura piuttosto che un altro.

Per poter scegliere al meglio il tipo di sensore di temperatura più adatto all’applicazione che si intende sviluppare è utile conoscerne il principio di funzionamento, i vantaggi ed ovviamente i limiti del dispositivo. In questo articolo verrà presentato il principio di funzionamento dei sensori di temperatura più diffusi ovvero il termistore, la termoresistenza e la termocoppia e mostrate le principali differenze.

Termistore

Il termistore è un resistore variabile in grado di cambiare la propria resistenza elettrica al variare della temperatura.

Termistore NTC su scheda elettronica
Termistore NTC su scheda elettronica

A seconda del materiale con cui sono realizzati possono aumentare o diminuire il valore di resistenza al crescere della temperatura. Tale variazione di resistenza è tipicamente non lineare.

Tipi di termistori

  • NTC (coefficiente di temperatura negativo): la resistenza diminuisce con l’aumentare della temperatura. Per temperature elevate permettono quindi il passaggio di un maggiore flusso di corrente e questo li rende adatti in applicazioni di rilevamento e controllo della temperatura. I termoresistori NTC sono inoltre caratterizzati da dei tempi di risposta relativamente lenti e per questo sono utilizzati come protezione da sovracorrenti impulsive. In presenza di un picco di corrente il termistore NTC varia lentamente la propria resistenza e, se questo picco di corrente è rapido, il circuito a valle del termistore non ne risente e quindi risulta protetto.
  • PTC (coefficiente di temperatura positivo): la resistenza aumenta con l’aumentare della temperatura. I termistori PTC sono molto utilizzati nei dispositivi che richiedono una autoregolazione della temperatura poichè interrompono il passaggio di corrente quando la temperatura supera un limite prestabilito. Sono spesso utilizzati in serie agli avvolgimenti dei motori per assicurarne la protezione termica in caso di blocco o surriscaldamento.

La variazione di resistenza positiva o negativa, sulla base della variazione della temperatura, dipende dalle caratteristiche fisiche e della composizione atomica del materiale con cui è realizzato il termistore.

Quando il termistore è utilizzato per misurare la temperatura, viene posto all’interno di un partitore di tensione o un ponte di Wheatstone. In questa maniera, misurando la variazione di tensione sul termistore, si può dedurre il valore di temperatura.

I termistori sono dispositivi molto semplici, a basso costo e dotati di una buona sensibilità tuttavia presentano tipicamente una elevata non linearità che può portare a misure di temperatura poco precise.

Termoresistenza RTD

Un RTD (Resistance Temperature Detector), detto anche termoresistenza, è un sensore di temperatura che utilizza un elemento sensibile in metallo la cui resistenza varia linearmente con la temperatura. La termoresistenza è tipicamente realizzata usando come elemento sensibile un filo metallico avvolto attorno a del materiale ceramico o vetro.

Grazie al fatto di utilizzare come elemento sensibile un metallo puro come il nichel, il rame o il platino, è possibile avere una variazione lineare della resistenza con la temperatura. Le termoresistenze più comuni sono quelle in platino che forniscono una ottima linearità e si prestano a misure in un ampio intervallo di temperatura.

Tipi comuni di termoresistenza RTD in platino

  • Pt100: presenta una resistenza elettrica di 100Ω a 0°C, aumentando linearmente con la temperatura.
  • Pt1000: presenta una resistenza elettrica di 1000Ω a 0°C (resistenza dieci volte più elevata permette una migliore sensibilità nella misura).

Un RTD è un tipo di sensore di temperatura passivo ovvero richiede che sia attraversato da un piccolo livello di corrente. Dalla variazione della resistenza è facilmente calcolabile la temperatura considerando la caratteristica lineare. Poichè richiedono il passaggio di corrente ed essendo molto sensibili, questa corrente può portare a riscaldare l’elemento sensibile e quindi indurre a degli errori di misura. Un altro aspetto critico è dovuto alla lunghezza dei cavi di collegamento ed alla stessa configurazione, a due fili, a tre fili, a quattro fili. I Pt1000 sono più sensibili rispetto ai Pt100 e soffrono meno questi aspetti in particolare se utilizzati nella configurazione a 2 fili.

Termocoppia

La termocoppia è un sensore di temperatura realizzato unendo tramite saldatura due metalli diversi.

Il funzionamento della termocoppia si basa sul principio che quando due metalli diversi vengono uniti ed esposti a temperature diverse si genera una piccola tensione.

Il punto di giunzione tra questi due materiali è quello che deve essere posto in contatto con l’elemento di cui si vuole conoscere la temperatura. In presenza di una variazione di temperatura nel punto di giunzione della termocoppia, ovvero in presenza di un riscaldamento o un raffreddamento, si crea una differenza di potenziale tra i materiali che compongono la termocoppia. Questo fenomeno è detto effetto Seebeck, e stabilisce una relazione non lineare tra il gradiente di temperatura e la tensione generata.

Principio di funzionamento della termocoppia
Principio di funzionamento della termocoppia

L’andamento della temperatura con la tensione dipende dai materiali che compongono la termocoppia.

La termocoppia è un dispositivo attivo. Per la misura della temperatura è necessario collegare la termocoppia ad un strumento che misuri la caduta di tensione tra i fili metallici ed usare la relazione caratteristica della termocoppia per determinare la temperatura del punto di giunzione.

Tipi di termocoppie

Le termocoppie sono disponibili in diversi tipi, ciascuno realizzato con diverse combinazioni di metalli:

  • Tipo K (Nichel-Cromo / Nichel-Alluminio) → Più comune, fino a 1350°C.
  • Tipo J (Ferro / Costantana) → Fino a 750°C, poco costoso ma con durata inferiore.
  • Tipo T (Rame / Costantana) → Utilizzato in applicazioni criogeniche, stabile da -200°C a 350°C.
  • Tipo S, R, B (leghe di platino / rodio) → Utilizzato a temperature estremamente elevate (fino a 1700°C – 2300°C).

Differenza tra termistore, termoresistenza e termocoppia

CaratteristicaTermistoreTermoresistenza (RTD)Termocoppia
Principio di funzionamentoLa temperatura di misura è calcolata a partire dalla variazione di resistenzaLa temperatura di misura è calcolata a partire dalla variazione di resistenzaLa temperatura di misura è calcolata a partire dalla tensione generata per effetto Seebeck
MaterialeCeramica o polimero (NTC, PTC)Nichel, rame, platino. (Il più comune è il platino: Pt100, Pt1000)Due metalli diversi (ad esempio, rame-costantana, tipo K)
Intervallo di temperaturaDa -50 °C a 300 °C (alcuni fino a 600 °C)Da -200 °C a 850 °CDa -200 °C a 2300 °C (dipende dal tipo)
PrecisioneAlta ma limitata dalla non linearitàPrecisione molto elevata (da ±0,1°C a ±0,5°C)Precisione modesta (da ±1°C a ±2°C)
Tempo di rispostaRapido (da millisecondi a secondi)Moderato (secondi)Molto rapido (millisecondi)
SensibilitàMolto altaAltaModerata
LinearitàNon lineareLineareNon lineare
Stabilità a lungo termineScarsa (deriva nel tempo)AltaModerata
Richiesta di alimentazioneComponente passivo: richiede alimentazione esterna​​Componente passivo: richiede alimentazione esterna​​Componente attivo: genera tensione, non richiede alimentazione esterna
Complessità del cablaggio2 filiRichiede 2, 3 o 4 filiRichiede cavi di estensione speciali
DurataFragile, sensibile all’ambienteDurevole ma sensibile agli urti meccaniciMolto robusto e adatto ad ambienti difficili
CostoBassoSuperiore ai termistoriVariabile (dipende dal tipo)
ApplicazioniElettrodomestici, dispositivi medici, automotiveControllo di processo industriale, applicazioni di laboratorioApplicazioni industriali ad alta temperatura, turbine a gas, motori

Quale sensore di temperatura scegliere?

  • Utilizza un termistore se hai bisogno di alta sensibilità e risposta rapida e lavori in un intervallo di temperatura limitato.
  • Utilizza un RTD se hai bisogno di alta precisione e stabilità in un intervallo di temperatura moderato.
  • Utilizza una termocoppia se hai bisogno di misurare temperature molto elevate e hai bisogno di un sensore robusto e autoalimentato e non ti interessa una precisione elevata.

Termoresistenza al platino Pt100, Pt1000: funzionamento e tabella

I sensori Pt100 e Pt1000 sono dei rilevatori di temperatura ed in particolare sono termoresistenze (in inglese Resistance Temperature Detectors – RTD) in platino. Questi tipi di sonde termiche trovano applicazione in svariati settori ed applicazioni poiché permettono una misura precisa della temperatura. Il funzionamento dei sensori PT100 e PT1000 si basa sul principio fondamentale che la resistenza elettrica del platino cambia quasi linearmente con la temperatura.

A 0 °C, un Pt100 ha una resistenza di 100 ohm e un Pt1000 ha una resistenza di 1000 ohm. All’aumentare della temperatura, aumenta anche la resistenza, seguendo una relazione quasi lineare e prevedibile. Misurando questa variazione di resistenza, questi sensori possono fornire letture accurate della temperatura. La precisione degli RTD al platino, in particolare Pt100 e Pt1000, è uno dei motivi per cui sono ampiamente utilizzati in applicazioni in cui è fondamentale un controllo esatto della temperatura.

La capacità dei sensori Pt100 e Pt1000 di misurare con precisione la temperatura in ambienti di vario tipo, li rende indispensabili in settori quali lavorazione alimentare, produzione farmaceutica, sistemi di climatizzazione ed industria di processo. Oltre che negli ambienti industriali, sono utilizzati anche nella ricerca, nelle applicazioni mediche e nel settore aerospaziale, in cui il controllo della temperatura e la precisione sono fattori essenziali.

In questo articolo verrano presentate le caratteristiche fondamentali del sensore Pt100 e del sensore Pt1000, ne verrà spiegato il funzionamento e le modalità di impiego. Viene mostrata infine la tabella di corrispondenza tra temperatura e resistenza.

Che cos’è una termoresistenza al platino

La termoresistenza al platino è un sensore di temperatura la cui resistenza è realizzata in platino. Tale materiale è utilizzato perchè in grado di garantire una variazione della sua resistenza molto stabile rendendo possibile quindi una misura affidabile della temperatura. La variazione della temperatura del platino è pressoché lineare e quindi risulta molto facile, una volta misurata la sua resistenza, dedurne la temperatura.

Caratteristica resistenza - temperatura del platino
Caratteristica resistenza – temperatura del platino

Il platino ha un coefficiente di temperatura positivo, questo significa che la sua struttura atomica è tale da avere un aumento della resistenza elettrica (e quindi una diminuzione della sua conducibilità elettrica) all’aumentare della temperatura. Il coefficiente di temperatura del platino è 3,851*10-3 ºC-1.

Cosa vuol dire Pt100

Pt100 è un tipo di sensore di temperatura a termoresistenza: Resistance Temperature Detector (RTD). “Pt” sta per Platino, il materiale utilizzato nel sensore, e “100” indica che ha una resistenza di 100 ohm a 0°C.

Una sonda Pt100 è una termoresistenza in platino che garantisce una resistenza pari a 100 Ω alla temperatura di 0 ºC.

Caratteristiche principali:

  • Materiale: Platino, scelto per la sua variazione di resistenza stabile e prevedibile con la temperatura.
  • Variazione di resistenza: La resistenza di un Pt100 aumenta con la temperatura. Ad esempio:
    • A 0°C → 100 Ω
    • A 100°C → ~138,5 Ω
    • A 200°C → ~175,8 Ω
  • Precisione e stabilità: Più preciso delle termocoppie in intervalli di temperatura inferiori (fino a ~850°C).

Applicazioni comuni:

  • Misurazione della temperatura industriale
  • Laboratori
  • Sistemi di climatizzazione
  • Applicazioni automobilistiche

Cos vuol dire Pt1000

Pt1000 è un altro tipo di Resistance Temperature Detector (RTD), simile al Pt100, ma con un valore di resistenza più elevato. “Pt” sta per Platino, il materiale utilizzato nel sensore, e “1000” indica che ha una resistenza di 1000 ohm a 0°C.

Una sonda Pt1000 è una termoresistenza in platino che garantisce una resistenza pari a 1000 Ω alla temperatura di 0 ºC.

Caratteristiche principali:

  • Materiale: Platino.
  • Variazione di resistenza: La resistenza di un Pt1000 aumenta con la temperatura. Ad esempio:
    • A 0°C → 1000 Ω
    • A 100°C → ~1385,1 Ω
    • A 200°C → ~1758,6 Ω
  • Precisione e stabilità: Più preciso dei sensori PT100.

Applicazioni comuni:

  • Sistemi di climatizzazione
  • Controllo della temperatura in ambito industriale legato ad aspetti di sicurezza o monitoraggio del processo di produzione
  • Monitoraggio della temperatura di precisione
  • Applicazioni in cui è necessario un consumo di corrente estremamente basso

I sensori Pt1000, con la loro maggiore resistenza di base, sono particolarmente utili in applicazioni che richiedono misurazioni della temperatura ad alta risoluzione e in cui sono coinvolte lunghe tratte di cavi, poiché il segnale può essere misurato più facilmente con una perdita di segnale minima.

Pt100 principio di funzionamento

Il funzionamento di una termoresistenza in generale e quindi anche di quelle al platino prevede che questa venga posta in diretto contatto con l’elemento di cui si vuole conoscere la temperatura e, misurando la variazione di resistenza del sensore si determina la temperatura dell’oggetto. In alcune applicazione la sonda viene detta ad immersione in quanto è immersa nel fluido di cui si vuole misurare la temperatura.

Esempio di applicazione di una sonda RTD al platino
Esempio di applicazione di una sonda RTD al platino avvitata ad un serbatoio. L’elemento sensibile è immerso nel fluido di cui si vuole conoscere la temperatura.

Il principio su cui si basa il funzionamento di un sensore Pt100, ed analogamente del Pt1000, è che la resistenza elettrica del platino aumenta linearmente con l’aumentare della temperatura.

Caratteristiche di base

  1. Il sensore Pt100 contiene un elemento sensibile realizzato in platino.
  2. A 0°C, la sua resistenza è esattamente di 100 ohm (1000 ohm per il Pt1000).
  3. Ad un aumento della temperatura corrisponde un aumento di resistenza.
  4. Ad una abbassamento della temperatura corrisponde una diminuzione della resistenza.
  5. Questa variazione di resistenza viene misurata e convertita in una lettura della temperatura.

Per poter misurare il valore di temperatura di interesse, occorre far in modo che l’elemento sensibile sia attraversato da una (piccola) corrente e quindi misurarne la caduta di tensione. A questo punto dalla legge di Ohm è possibile ricavare il valore di resistenza e dedurre la temperatura dall’equazione caratteristica oppure dalla tabella resistenza-temperatura dei Pt100.

Relazione resistenza-temperatura

La caratteristica temperatura resistenza delle termoresistenza al platino è descritta dall’equazione semplificata di Van Dusen per temperature nell’intervallo di temperatura tra inferiori a 0°C mentre dall’equazione di Callendar per temperature superiori a 0°C. Complessivamente si è soliti dire che la funzione temperatura-resistenza di un RTD in platino è descritta dal sistema di equazioni Callendar–Van Dusen mostrato di seguito.

Per temperature < 0°C:

    \[    R_t=R_0[1+At+Bt^2+C(t-100°C)t^3] \]

Per temperature ≥ 0°C:

    \[    R_t=R_0(1+At+Bt^2) \]

dove:

  • t è il valore di temperatura
  • Rt è il valore di resistenza elettrica alla temperatura t
  • R0 è il valore di resistenza elettrica a 0°C
  • A = 3,9083 * 10-3 °C-1
  • B = -5,775 * 10-7 °C-2
  • C = -4,183 * 10-12 °C-4

Occorre tuttavia considerare un intervallo di tolleranza dovuto al processo di fabbricazione della sonda stessa e che il produttore della sonda è tenuto a dichiarare e che sono: classe AA, A, B, C.

Classi di tolleranza termoresistenza al platino

Le termoresistenze sono classificate secondo una particolare codifica a seconda dei valori di tolleranza in determinati intervalli di temperatura. Le tolleranze che i fabbricanti di termoresistenze devono rispettare sono diverse a seconda che si tratti di termoresistenze a resistori oppure a termometri. Una ulteriore suddivisione è fatta sulla base del fatto che la termoresistenza sia a filo oppure a film.

Classe di tolleranzaIntervallo di temperatura (ºC)Valore di tolleranza (ºC)
W 0.1– 100 ÷ + 350+/- ( 0,1 + 0,0017 * |t| )
W 0.15– 100 ÷ + 450+/- ( 0,15 + 0,002 * |t| )
W 0.3– 196 ÷ + 660+/- ( 0,3 + 0,005 * |t| )
W 0.6– 196 ÷ +660+/- ( 0,6 + 0,01 * |t| )
Tabella delle classi di tolleranza per le termoresistenze per resistori con filo avvolto

Sulla base delle caratteristiche realizzative diverse rispetto ai componenti a filo avvolto, le termoresistenze a film hanno intervalli di temperatura più ridotti e seguono una diversa codifica.

Classe di tolleranzaIntervallo di temperatura (ºC)Valore di tolleranza (ºC)
F 0.10 ÷ +150+/- ( 0,1 + 0,0017 * |t| )
F 0.15-30 ÷ +300+/- ( 0,15 + 0,002 * |t| )
F 0.3-50 ÷ +500+/- ( 0,3 + 0,005 * |t| )
F 0.6-50 ÷ +600+/- ( 0,6 + 0,01 * |t| )
Tabella delle classi di tolleranza per le termoresistenze per resistori con film

Le termoresistenze a termometro che siano realizzate a filo avvolto oppure a film sono classificate con la stessa codifica. In questo caso i valori di tolleranza ammissibili per una determinata classe di tolleranza sono funzione del valore assoluto della temperatura.

Le classi di tolleranza vanno dalla AA (bassa tolleranza quindi alta precisione) alla C (alto valore di tolleranza possibile e quindi minore precisione):

  • classe di tolleranza AA
  • classe di tolleranza A
  • classe di tolleranza B
  • classe di tolleranza C

Le classi di tolleranza sono stabilite per diversi intervalli di temperatura e per diverse caratteristiche costruttive dei sensori di temperatura.

Classe di tolleranzaIntervallo di temperatura (ºC) – resistori a filo avvoltoIntervallo di temperatura (ºC) – resistori a filmValore di tolleranza (ºC)
AA-50 ÷ +2500 ÷ + 150+/- ( 0,1 + 0,0017 * |t| )
A-100 ÷ +450-30 ÷ +300+/- ( 0,15 + 0,002 * |t| )
B-196 ÷ +600-50 ÷ +500+/- ( 0,3 + 0,005 * |t| )
C-196 ÷ +600-50 ÷ +600+/- ( 0,6 + 0,01 * |t| )
Tabella delle classi di tolleranza per le termoresistenze a termometro

Di seguito viene riportato il grafico dell’incertezza di misura per classe di tolleranza di una sonda RTD al platino.

Grafico dello scarto di temperatura (Δ ºC) rispetto alla temperatura misurata per classi di tolleranza RTD.
Grafico dell’andamento dello scarto di temperatura (Δ ºC) rispetto alla temperatura misurata per classi di tolleranza.

Le classi di tolleranza forniscono una indicazione importante relativamente il range di errore atteso nella rilevazione della temperatura. Le classi dipendono esclusivamente dalla qualità costruttiva della sonda in platino.

Tabella dei valori di resistenza PT100

Nella tabella seguente sono mostrati i valori di resistenza elettrica di una sonda RTD Pt100 in platino al variare della temperatura.

Temperatura (°C)Resistenza (Ω)
-200 °C18,52 Ω
-150 °C39,72 Ω
-100 °C60,26 Ω
-50 °C80,31 Ω
0 °C100,00Ω
50 °C119,40 Ω
100 °C138,51 Ω
150 °C157,33 Ω
200 °C175,86 Ω
250 °C194,10 Ω
300 °C212,05 Ω
350 °C229,72 Ω
400 °C247,09 Ω
450 °C264,18 Ω
500 °C280,98 Ω
550 °C297,49 Ω
600 °C313,71 Ω
650 °C329,64 Ω
700 °C345,28 Ω
750 °C360,64 Ω
800 °C375,70 Ω
850 °C390,48 Ω
Valori di resistenza per un Pt100 al variare della temperatura

Per ottenere i valori di resistenza elettrica per un Pt1000 è sufficiente moltiplicare per 10 i valori di resistenza mostrati in tabella.

Differenza tra PT100 e PT1000

Le principali differenze tra PT100 e PT1000 sono riassunte nella tabella seguente.

CaratteristichePt100Pt1000
Resistenza a 0°C100 Ω1000 Ω
SensibilitàInferioreSuperiore (la variazione di resistenza per °C in un Pt1000 è 10 volte superiore di un Pt100)
Assorbimento di correnteSuperioreInferiore (aiuta a ridurre l’autoriscaldamento)
Effetto di resistenza del cablaggioPiù influenzatoMeno influenzato (adatto per lunghe tratte di cavi)

La scelta sull’utilizzo di un sensore PT100 oppure di uno PT1000 dipende dalle specifiche dell’applicazione cui è destinato. Entrambi sono realizzati con l’elemento sensibile in platino il che assicura linearità nella derivazione della temperatura a partire dalla misura della resistenza.

I Pt100 sono i più diffusi in ambito industriale e quindi è facile che la strumentazione già presente nel sistema sia configurabile per il loro utilizzo. La differenza principale è legata al valore di resistenza nominale a 0 ºC che nei Pt1000 è 10 volte superiore quella dei Pt100. Ne deriva che la sensibilità nella misura che, nei Pt1000 è 10 volte superiore a quella dei Pt100 permettendo quindi una misura più precisa. Allo stesso tempo, avendo i Pt1000 una resistenza superiore, ne risulta che la misura di temperatura risentirà meno di possibili errori dovuti alla resistenza dei cavi di collegamento e quindi sono ideali per configurazioni a 2 cavi. Inoltre i Pt1000, avendo una resistenza superiore, richiedono meno corrente riducendo gli effetti di autoriscaldamento del sensore ed essendo quindi più efficienti dal punto di vista energetico.

Riassumendo, per configurazioni a due fili oppure per cablaggi molto lunghi, è meglio preferire i Pt1000, in tutti gli altri casi le prestazioni di Pt100 e Pt1000 sono paragonabili, a parità di precisione richiesta.


Termoresistenza RTD

Cos’è la termoresistenza RTD e come funziona

La termoresistenza, in inglese RTD (Resistance Temperature Detector), è un resistore dipendente dalla temperatura utilizzato in varie applicazioni scientifiche, industriali e tecnologiche. Il funzionamento della termoresistenza è basato sul fatto che alcuni materiali sono in grado di cambiare resistenza con la temperatura in maniera ben determinata. Le termoresistenze sono importanti in un’ampia gamma di applicazioni tra cui la misurazione, il monitoraggio ed il controllo della temperatura.

La termoresistenza RTD è un componente utilizzato come sensore di temperatura e garantisce accuratezza e stabilità nella misura oltre ad essere particolarmente affidabili e robusti. Queste caratteristiche li rendono particolarmente utili in ambito industriale per il monitoraggio dei processi che richiedono misure di temperatura.

Comprendere il funzionamento della termoresistenza RTD è importante in tutte le applicazioni che richiedono la misurazione ed il controllo della temperatura. In elettronica la termoresistenza è utilizzata per misure di temperatura in tutti quei dispositivi dove la temperatura può essere un fattore di pericolo come le batterie, i computer oppure gli smartphone. Inoltre le termoresistenze sono molto utilizzate nei dispositivi medici come termometri o sonde diflusso, nell’automotive per il monitoraggio della temperatura del motore ed in tutti quei dispositivi elettrici domestici come climatizzatori, forni, frigoriferi.

Comprendere il funzionamento di una termoresistenza RTD è fondamentale in tutte quelle applicazioni in cui una misura affidabile della temperatura è necessaria ai fini della sicurezza, della continuità operativa e dell’efficienza nei processi industriale e nei dispositivi elettrici ed elettronici.

Cos’è la termoresistenza RTD

La termoresistenza, chiamata in inglese RTD (Resistance Temperature Detector), è un componente elettrico passivo in grado di cambiare la propria resistenza elettrica al variare della temperatura. Le termoresistenze sono realizzate con materiali metallici dotati di coefficiente di temperatura positivo ovvero aumentano la resistenza all’aumentare della temperatura. Sono in grado di fornire misure precise della temperatura e questo perché vengono utilizzati metalli che hanno una caratteristica resistenza-temperatura ben definita.

La termoresistenza RTD è tipicamente realizzata a partire da un elemento sensibile metallico protetto all’interno di materiale ceramico, epossidico oppure vetro. Nelle termoresistenze più comuni il metallo che realizza l’elemento sensibile può essere il rame, il nickel oppure il platino. Le termoresistenze in platino sono le più diffuse in quanto è un materiale resistente all’ossidazione, particolarmente stabile e può essere utilizzato per misure in un intervallo di temperatura molto ampio, compreso tra -200 ºC e +800 ºC.

Esattamente come il resistore, la termoresistenza è un componente passivo ovvero necessita di essere attraversato da una corrente per poter fornire una tensione. Per questo, al fine di misurare la temperatura, si è soliti utilizzare la termoresistenza in combinazione con un generatore di corrente. La termoresistenza RTD è un componente che agisce come un sensore di temperatura per misure particolarmente precise e stabili e rappresenta l’elemento sensibile delle sonde di precisione.

Come funziona un termoresistenza RTD?

La termoresistenza funziona aumentando la propria resistenza elettrica all’aumentare della temperatura. Misurando la variazione di resistenza elettrica della termoresistenza e conoscendo la caratteristica del materiale è possibile effettuare la misura di temperatura. Le termoresistenze sono t

La variazione di resistenza avviene perché le termoresistenze sono realizzate con un materiale metallico che ha coefficiente di temperatura positivo. All’aumentare della temperatura, la densità dei portatori di carica rimane costante ma la loro mobilità diminuisce portando ad una riduzione della conducibilità elettrica.

Le caratteristiche di sensibilità nella misura, intervallo di temperatura misurabile ed accuratezza nella misura finale dipendono dal tipo di materiale con cui è realizzato l’elemento sensibile e da come è costruita la termoresistenza.

Il fattore più importante che determina il funzionamento della termoresistenza è il materiale che costituisce l’elemento sensibile. Troviamo termoresistenze in nickel, rame oppure platino. Questi materiali presentano tutti una relazione resistenza-temperatura ben nota ma diversa tra loro.

Caratteristica resistenza-temperatura della termoresistenza per diversi materiali
Caratteristica resistenza-temperatura della termoresistenza per diversi materiali dell’elemento sensibile

Termoresistenze realizzate in nickel sono utilizzate per misure su intervalli di temperatura ridotti in quanto la caratteristica resistenza-temperatura di questo materiale perde linearità sopra circa i 300 ºC. Termoresistenze in rame hanno una caratteristica resistenza-temperatura lineare tuttavia sono facilmente soggette a fenomeni di ossidazione che ne possono degradare le prestazioni e per questo non si prestano a misure oltre i 150 ºC circa.

La termoresistenza al platino è la più diffusa in quanto garantisce una elevata sensibilità nella misura della temperatura e perché può essere utilizzata per il rilevamento su intervalli di temperatura maggiori rispetto agli altri metalli. Tuttavia, quando non si ha la necessità di ottenere misure particolarmente accurate e si lavora su intervalli di temperatura ristretti si utilizzano termoresistenze in altri materiali anche per una questione di ottimizzazione dei costi.

La termoresistenza RTD è un componente passivo e, nella sua configurazione più semplice, per poter svolgere la funzione di sensore di temperatura necessita di essere alimentato da un generatore di corrente. Tale generatore fornisce alla termoresistenza una corrente costante e quindi, misurando la tensione ai sui capi è possibile, attraverso la legge di Ohm, ricavare la variazione il valore di resistenza elettrica (R = V / A). Conoscendo la resistenza elettrica della termoresistenza e conoscendo il materiale dell’elemento sensibile e la sua relazione resistenza-temperatura, è possibile ottenere il valore della temperatura. Il funzionamento della termoresistenza RTD è quindi legato a quello del generatore di corrente.

In tale circuito, il generatore rappresenta un componente critico in quanto alti valori di corrente potrebbero aumentare la resistenza della termoresistenza e quindi introdurre degli errori nel rilevamento della temperatura. Nelle applicazioni industriali si utilizzano tipicamente dei generatori che forniscono corrente dell’ordine di circa 1 mA fino a pochi mA. Un altro aspetto critico è legato ai cavi, tipicamente in rame, che collegano la termoresistenza in quanto con la loro resistenza elettrica introducono una caduta di tensione sulla linea. Entrambi questi aspetti possono avere un impatto negativo sulla misura di temperatura riducendone l’accuratezza. Per questo le termoresistenze vengono generalmente utilizzate in configurazioni a quattro fili, all’interno di circuiti a ponte che ne garantiscono maggiore robustezza agli errori.

Qual è la formula di funzionamento di una termoresistenza RTD?

Il funzionamento di una termoresistenza è descritto dalla seguente formula:

\Delta R = \alpha R_{0}\Delta T

dove:

  • ΔR è la variazione di resistenza elettrica (Ω) alla temperatura T,
  • α è il coefficiente di temperatura (ºC-1),
  • R0 è il valore nominale di resistenza elettrica (Ω) alla temperatura di 0 ºC,
  • ΔT è la variazione di temperatura (ºC) rispetto a 0 ºC.

La formula della termoresistenza mette in relazione la variazione di resistenza elettrica con la variazione di temperatura attraverso il coefficiente di temperatura α che è un parametro specifico per ogni materiale.

Termoresistenza RTD simbolo

Il simbolo della termoresistenza è il seguente:

Simbolo termoresistenza

Come si può notare il simbolo è del tutto identico a quello del termistore, nella parte inferiore si trova la lettera “t ºC” ma, a differenza del termistore, è privo di segno.

Tipi comuni di termoresistenza

Esistono diversi tipi di sonde per la misura della temperatura tramite termoresistenza a seconda dei diversi parametri o classificazioni che ne descrivono il comportamento. Le principali tipologie di termoresistenza sono:

  • a resistenza termometrica: sono termoresistenze realizzate esattamente come i resistori
  • termometri: sono le termoresistenze realizzate da uno o più elementi sensibili incapsulati all’interno di una guaina protettiva e dotati di cavi per il collegamento esterno agli strumenti di misura. I termometri sono tipicamente realizzati tramite uno oppure due resistori.
Termoresistenza a filo avvolto
Termoresistenza a filo avvolto
  • a filo avvolto: l’elemento sensibile è costituito da un filo metallico avvolto attorno ad un supporto cilindrico di materiale ceramico. Il filo è rivestito da uno strato di materiale che ne garantisce isolamento elettrico e protezione meccanica. Il materiale di cui sono rivestiti ne assicura la protezione ma allo stesso tempo limita l’espansione del filo quando si riscalda.
Termoresistenza a bobina
Termoresistenza a bobina
  • a bobina: è un particolare tipo di termoresistenza a filo in cui il filo metallico è avvolto a bobina ed inserito all’interno di cavità create in un supporto cilindrico ceramico. Le cavità sono riempite di polvere non conduttiva che sostiene il filo ma ne permette anche movimenti dovuti alla dilatazione.
Termoresistenza a film
Termoresistenza a film
  • a film: l’elemento sensibile è un sottile strato metallico (film) posto su un substrato ceramico e rivestito tipicamente in vetro. Di dimensioni estremamente contenute, sono utilizzati all’interno di circuiti integrati.

Configurazione a 2, 3, 4 fili

Le termoresistenze a termometro possono essere fornite con due, tre oppure quattro fili di collegamento. A seconda del numero di fili, ognuno di essi è identificato, per convenzione, da un colore tra bianco, rosso, giallo, nero (oppure grigio).

Nell’immagine seguente vediamo i colori dei fili di connessione per la configurazione a due fili, a tre fili ed a quattro fili per una termoresistenza realizzata con un singolo resistore.

Configurazione a due fili (a sinistra), a tre fili (al centro) ed a quattro fili (a destra) per termometro a singolo resistore
Configurazione a due fili (a sinistra), a tre fili (al centro) ed a quattro fili (a destra) per termometro a singolo resistore

Per i termometri realizzati con due resistori, aumenta il numero di fili di collegamento e quindi oltre al rosso ed al bianco si utilizza anche il giallo ed il nero/grigio.

Configurazione a due fili (a sinistra), a tre fili (al centro) ed a quattro fili (a destra) per termometro a due resistori
Configurazione a due fili (a sinistra), a tre fili (al centro) ed a quattro fili (a destra) per termometro a due resistori

La termoresistenza è un dispositivo che permette di rilevare la temperatura attraverso la misura della sua resistenza. Al fine di misurare il valore di resistenza da cui ricavare il valore di temperatura, la termoresistenza è tipicamente utilizzata in combinazione con un circuito a ponte come ad esempio il ponte di Wheatstone. Di seguito vediamo come collegare una termoresistenza a due fili, a tre fili ed a quattro fili per determinarne il valore di resistenza elettrica.

Termoresistenza a due fili

La termoresistenza a due fili è il metodo più semplice per realizzare una misura di temperatura tramite un RTD.

Collegamento di una termoresistenza a due fili
Esempio di circuito di collegamento di una termoresistenza RTD a due fili

Sebbene semplice da collegare, la termoresistenza a due fili risente fortemente della caduta di tensione resistenza elettrica dei cavi di collegamento. Occorre considerare infatti che la termoresistenza, quando è attraversata da corrente, tende a riscaldarsi. Per limitare questo aumento di temperatura dovuto al flusso di corrente, la termoresistenza è alimentata tramite correnti piuttosto basse. Poichè le correnti in gioco sono basse e tenendo presente che le termoresistenze hanno coefficienti di temperatura e valori di resistenza piccoli, la conseguenza è che la resistenza dei cavi di collegamento influisce notevolmente sulla corrente che arriva all’RTD e quindi ne influenza la misura di temperatura.

La termoresistenza a due fili non permette misure precise della temperatura a causa dell’influenza della resistenza elettrica dei fili di collegamento e viene utilizzata per collegamenti brevi.

Termoresistenza a tre fili

La termoresistenza a tre fili è tra le più utilizzate, soprattutto in ambito industriale. Rappresenta un buon compromesso tra costi ed accuratezza nella misura e permette di compensare l’errore di misura dovuto alla resistenza dei cavi di collegamento.

Collegamento di una termoresistenza a tre fili
Esempio di circuito di collegamento di una termoresistenza RTD a tre fili

Nella termoresistenza a tre fili, due fili sono collegati direttamente al circuito a ponte mentre il terzo è collegato al generatore di tensione. Il ramo di circuito della termoresistenza è la serie di Rwire + Rwire + RRTD. Assumendo che i fili di collegamento abbiano esattamente stessa lunghezza e resistenza, per quantificare il valore della resistenza RRTD sarà sufficiente sottrarre 2*Rwire.

Il collegamento a tre fili permette misure della temperatura più precise rispetto al collegamento a due fili, tuttavia è necessario garantire che tutti e tre i fili di collegamento abbiano stesso valore di resistenza elettrica e stessa lunghezza.

Termoresistenza a quattro fili

La termoresistenza a quattro fili è la migliore soluzione per misure di temperatura estremamente precise. Presentano un costo più elevato rispetto a quelle a due e tre fili ma permettono di eliminare gli errori di misura dovuti alla resistenza elettrica dei fili di collegamento.

Collegamento di una termoresistenza a quattro fili
Esempio di circuito di collegamento di una termoresistenza RTD a quattro fili

Nella configurazione a quattro fili, due fili vengono utilizzati per effettuare la misura mentre gli altri due sono collegati ad un generatore di corrente. I cavi collegati al generatore rappresentano un riferimento fisso di corrente per la termoresistenza. In questo caso la resistenza dei cavi non ha alcuna influenza sulla misura di resistenza della termoresistenza.

La termoresistenza a quattro fili è la migliore soluzione in tutti quegli ambiti dove avere una misura accurata della temperatura è prioritario rispetto ad un aumento dei costi e della complessità del circuito.

Che cos’è una sonda Pt100?

Le termoresistenze più famose sono quelle al platino. Le termoresistenze al platino più diffuse sono le sonde Pt100 e Pt1000. Una sonda di questo tipo viene realizzata con l’elemento sensibile in platino al fine di garantire una ottima linearità tra resistenza e temperatura oltre che ad un ampio intervallo di misura.

  • Pt100: è tipo di sensore a termoresistenza RTD più utilizzato. Ha una resistenza di 100 ohm a 0°C. “Pt” indica l’uso del platino e “100” indica la resistenza in ohm a 0°C.
  • Pt1000: questo tipo ha una resistenza di 1000 ohm a 0°C ed è utilizzato in alcune applicazioni specializzate.

Le sonde Pt100 e Pt1000, essendo entrambe in platino offrono le stesse caratteristiche in termini di linearità della curva caratteristica resistenza-temperatura e di intervallo di temperatura. Una sonda Pt1000 offre dei vantaggi nella configurazione a due fili poiché permette di utilizzare cavi più lunghi senza introdurre errori nella misura.

Caratteristiche degli RTD

La termoresistenza RTD ha delle caratteristiche uniche rispetto ad altri sensori di temperatura come le termocoppie ed i termistori.

  • Precisione e stabilità: le termoresistenze RTD forniscono misurazioni della temperatura altamente precise su un’ampia gamma di temperature (spesso da -200°C a +850°C per gli RTD al platino).
  • Linearità: i materiali utilizzati ed in particolare il platino garantisce una buona linearità tra resistenza e temperatura, facilitandone notevolmente la calibrazione.
  • Materiale: possono essere realizzate con diversi materiali a seconda dell’intervallo di temperatura su cui bisogna lavorare e la linearità richiesta. Il materiale più utilizzato è il platino (Pt), per la sua stabilità, linearità e l’ampio intervallo di misura di temperatura possibile.

Termoresistenza applicazioni

Gli RTD sono utilizzati in vari settori in cui sono necessarie misurazioni della temperatura precise e affidabili, tra cui:

  • Processi industriali per il controllo della temperatura che può essere un parametro critico nei processi di produzione.
  • Sistemi HVAC per il monitoraggio e controllo delle condizioni ambientali.
  • Automotive per il monitoraggio della temperatura del motore.
  • Medicale per misurare o controllare la temperatura in molti dispositivi tra cui le sonde di flusso, gli incubatori etc.
  • Laboratorio per misurazioni di temperatura ad alta precisione.

La termoresistenza (RTD) è un componente semplice, robusto ed affidabile e risulta fondamentale quando è necessario avere accuratezza, stabilità e ripetibilità nella misura della temperatura.


Differenza tra termistore PTC e termistore NTC

Differenza tra termistori PTC ed NTC

I termistori PTC ed i termistori NTC sono dei resistori variabili sensibili alle variazioni di temperatura. La differenza tra termistori PTC ed NTC è che si comportano in maniera opposta. Questo li rende adatti ad applicazioni diverse. È quindi importante capirne le differenze per poter operare una corretta selezione dei componenti all’interno dei circuiti che richiedono il rilevamento, la compensazione e la protezione al variare della temperatura.

Il termistore PTC aumenta la propria resistenza elettrica all’aumentare della temperatura e vengono solitamente utilizzati per la protezione dalla sovracorrente. Al contrario il termistore NTC diminuisce la propria resistenza elettrica con l’aumentare della temperatura, rendendoli adatti ad applicazioni che richiedono il rilevamento oppure la compensazione della temperatura come nei sensori, nei termostati e nei termometri.

Comprendere la differenza tra termistori PTC e termistori NTC permette di selezionare il componente più appropriato per una determinata applicazione. Che l’obiettivo sia rilevare la temperatura, limitare la corrente o fornire protezione del circuito, la scelta tra termistori PTC e NTC è fondamentale per garantire il corretto funzionamento di un circuito e preservarne l’efficienza e la longevità.

Termistore PTC in breve

Il termistore PTC (Positive Temperature Coefficient) è dotato di un coefficiente di temperatura positivo il che fa sì che aumenti il proprio valore di resistenza elettrica all’aumentare della temperatura. Sono principalmente utilizzati con funzione di protezione ad esempio degli avvolgimenti dei motori. Tipicamente, in caso di un guasto può avvenire una prolungata sovracorrente che porta ad un innalzamento della temperatura. In queste situazioni il termistore PTC agisce come un fusibile autoripristinabile in quanto, quando la temperatura si innalza, il termistore aumenta rapidamente la propria resistenza ostacolando il flusso di corrente e quando poi la temperatura si riabbassa, automaticamente diminuisce la resistenza e permette alla corrente di fluire.

Esistono principalmente di due tipi di termistori PTC: i termistori detti silistori ed i termistori detti switching. La differenza tra i due risiede nei componenti con cui sono realizzati. I silistori sono realizzati con silicio adeguatamente drogato e questo conferisce una caratteristica resistenza-temperatura piuttosto lineare. I termistori switching sono realizzati in materiale ceramico con l’aggiunta di altri materiali come il titanato di bario.

Termistore NTC in breve

Il termistore NTC (Negative Temperature Coefficient) è realizzato per avere un coefficiente di temperatura negativo. Questa caratteristica del materiale che lo compone permette al termistore NTC di diminuire la propria resistenza elettrica all’aumentare della temperatura. Sono tipicamente realizzati in ossido di metallo come il ferro oppure il titanio. Quelli più diffusi sono quelli in cui l’elemento termistore è incapsulato in resina epossidica ma vengono realizzati anche all’interno di un rivestimento in vetro per assicurarne la protezione da agenti esterni. A temperature non troppo elevate offrono una certa resistenza il che li rende adatti a proteggere i componenti da eventuali picchi rapidi di corrente. All’aumentare della temperatura, il termistore NTC diminuisce il valore di resistenza permettendo il flusso di corrente. Sono molto utilizzati in applicazioni per il rilevamento della temperatura.

Differenza tra termistori PTC e termistori NTC

La principale differenza tra termistori PTC e termistori NTC è come cambiano la propria resistenza elettrica al variare della temperatura. Questa differenza risiede nella tipologia di materiali con cui vengono realizzati e questo comporta caratteristiche ed utilizzi diversi per ogni tipo di termistore.

Differenza tra termistore PTC e termistore NTC
Differenza tra termistore PTC e termistore NTC – Caratteristica tipica resistenza-temperatura

Le principali differenza tra termistori PTC e termistori NTC sono:

  1. Caratteristica Resistenza-temperatura:
    • Termistore PTC: la resistenza elettrica aumenta all’aumentare della temperatura. Questa caratteristica è quasi lineare nei termistori PTC realizzati in silicio dopato, detti silistori mentre è fortemente non lineare nei termistori PTC switching. Quando il termistore si riscalda, la resistenza del materiale con cui è realizzato aumenta e questo limita il flusso di corrente. Questa caratteristica li rende ideali come protezione dalle sovracorrenti oppure per l’autoregolazione degli elementi riscaldanti.
    • Termistore NTC: la resistenza elettrica diminuisce all’aumentare della temperatura. Questa caratteristica è ottenuta utilizzando materiali semiconduttori come ossido di metallo. Grazie all’utilizzo di tali materiali, quando il termistore si riscalda, aumenta il numero dei portatori di carica nella banda di conduzione permettendo una riduzione del valore di resistenza e quindi un aumento del flusso di corrente. Per questa caratteristica sono spesso utilizzati nella sensoristica per il rilevamento della temperatura oppure per limitare eventuali picchi della corrente di spunto.
  2. Coefficiente di temperatura:
    • Termistore PTC: ha un coefficiente di temperatura positivo ovvero il valore di resistenza elettrica aumenta all’aumentare della temperatura.
    • Termistore NTC: ha un coefficiente di temperatura negativo ovvero diminuisce il valore di resistenza elettrica all’aumentare della temperatura.
  3. Applicazioni:
    • Termistore PTC::
      • Protezione dalle sovracorrenti: in presenza di una corrente superiore ai valori nominali, la temperatura tende ad aumentare. In questa situazione il termistore PTC, aumentando la propria resistenza, riduce il flusso di corrente.
      • Autoregolazione di elementi riscaldanti: in tutti quei dispositivi con elementi riscaldanti come ad esempio i termoventilatori, il termistore PTC agisce con finalità di controllo della temperatura. Quando la temperatura va oltre quella prevista, il termistore regola la corrente che scorre riportando di conseguenza la temperatura ai livelli attesi.
      • Fusibile autoripristinabile: quando la corrente è oltre i limiti attesi, la temperatura aumenta ed il termistore PTC agisce come un fusibile che interrompe il circuito. Quando la temperatura si abbassa, il termistore PTC abbassa il valore di resistenza e ripristina automaticamente il flusso di corrente.
    • Termistore NTC::
      • Rilevamento della temperatura: la variazione della resistenza del termistore NTC permette una misura indiretta della temperatura secondo le specifiche del materiale di cui è costituito. Per questo è molto utilizzato nei termometri digitali e nelle sonde termiche dove si ha la necessità di una misura accurata della temperatura.
      • Protezione dalla corrente di spunto: il termistore NTC è dotato di una certa resistenza quando non scorre corrente. Per questo viene spesso utilizzato all’interno dei circuiti di alimentazione, a monte dei motori. La corrente di spunto si verifica all’accensione dei circuiti in particolar modo in presenza di grandi carichi capacitivi o induttivi. La corrente di spunto ha intensità elevata ma una durata contenuta. In questi casi il termistore NTC offre una resistenza adeguata a limitare gli effetti della corrente di spunto. Una volta che la corrente si è stabilizzata il termistore NTC offre bassa resistenza e quindi non impatta sulla potenza finale assorbita.
      • Compensazione della temperatura: il termistore NTC è spesso impiegato per preservare la stabilità termica all’interno dei circuiti poichè la sua caratteristica permette di compensare eventuali variazioni indotte dalla temperatura.
  4. Comportamento all’accensione:
    • Termistore PTC: all’accensione il termistore PTC offre una bassa resistenza che permette alla corrente di fluire. La resistenza aumenta quando il termistore PTC si riscalda rendendolo utile come protezione dalla sovracorrente.
    • Termistore NTC: all’accensione il termistore NTC offre una resistenza piuttosto alta che limita il flusso di corrente. Una volta che si riscalda, il termistore NTC diminuisce la propria resistenza risultando efficiente in termini di erogazione di potenza richiesta.
  5. Reazione alla variazione di temperatura:
    • Termistore PTC: caratterizzato da un rapido incremento della resistenza oltre un certo limite di temperatura. Risulta adatto in cui è importante non superare una certa soglia di temperatura per proteggere il circuito ed i suoi componenti.
    • Termistore NTC: offre una variazione graduale della resistenza alla variazione di temperatura. Questo ne facilita l’utilizzo in applicazioni dove è richiesta una misura precisa della temperatura oppure un controllo del livello di riscaldamento.

Tabella riassuntiva delle differenze tra termistore PTC ed NTC

CaratteristicaTermistore PTCTermistore NTC
Coefficiente di temperaturaPositivo Negativo
Comportamento all’aumentare della temperaturaLa resistenza elettrica aumenta all’aumentare della temperaturaLa resistenza elettrica diminuisce all’aumentare della temperatura
Applicazioni principaliProtezione dalle sovracorrenti, fusibile ripristinabile, autoregolazione di elementi riscaldantiMisura della temperatura, compensazione della temperatura, protezione dalla corrente di spunto
Usi tipiciProtezione dei circuiti, circuiti con elementi riscaldanti, protezione termica dei motoriTermometri digitali, protezione dei circuiti di alimentazione, protezione per l’avvio dei motori, protezione per la carica e scarica delle batterie
Comportamento all’accensioneBassa resistenza iniziale che aumenta al crescere della temperatura.Alta resistenza iniziale che diminuisce al crescere della temperatura.

Ogni tipo di termistore è realizzato con materiali diversi che ne assicurano un diverso comportamento al variare della temperatura. A seconda della loro caratteristica resistenza-temperatura trovano impiego in un grande spettro di applicazioni elettriche ed elettroniche. Le piccole dimensioni, il basso costo e la loro elevata sensibilità li rende tra i componenti più diffusi in tutte le applicazione che hanno come parametro la temperatura.


Termistore PTC

Il termistore a coefficiente di temperatura positivo (PTC) è un resistore che aumenta la resistenza all’aumentare della temperatura. È utilizzato in svariate applicazioni elettroniche principalmente con funzioni di regolazione della temperatura e di protezione.

I termistori PTC sono spesso utilizzati nei dispositivi di protezione da sovracorrente, dove agiscono come fusibili autoripristinanti. Questa caratteristica autoripristinante rende i termistori PTC più affidabili ed economici rispetto ai fusibili tradizionali. Inoltre, i termistori PTC sono ampiamente utilizzati per come regolatori di temperatura e protezione dalla sovratemperatura.

Nella progettazione elettronica e nella sicurezza dei circuiti, è essenziale comprendere il comportamento e la funzionalità dei termistori PTC che sono un componente indispensabile nella applicazioni dove la temperatura è un parametro critico.

Cos’è il termistore PTC

Il termistore PTC è un resistore variabile con coefficiente di temperatura positivo. Questo termistore aumenta la propria resistenza elettrica all’aumentare della temperatura. È un termistore realizzato tipicamente in materiale ceramico semiconduttore drogato con atomi di titanato di bario. La presenza del titanato di bario o materiali simili realizza fisicamente la proprietà del termistore PTC di aumentare la resistenza con la temperatura. Il titanato di bario infatti a temperatura ambiente presenta una struttura del reticolo cristallino tetragonale. Tale struttura facilita il movimento delle cariche elettriche e quindi la conduttività del materiale. All’aumentare della temperatura, il titanio di bario cambia la propria struttura reticolare che diventa cubica, diventa più marcata la presenza di una barriera di potenziale e di conseguenza aumenta rapidamente il valore di resistenza elettrica.

Termistore PTC funzionamento

Il termistore PTC funziona aumentando la propria resistenza elettrica all’aumento della temperatura. Tale aumento di temperatura limita il flusso di corrente che attraversa il conduttore o raggiunge il dispositivo proteggendolo da sovracorrente e surriscaldamento.

Caratteristica Resistenza - Temperatura nel termistore PTC
Tipica caratteristica Resistenza – Temperatura nel termistore PTC

Al diminuire della temperatura si riduce il valore di resistenza permettendo il normale flusso di corrente. Questo principio di autoregolazione rende il termistore PTC adatto ad applicazioni che richiedono la protezione dei circuiti, la protezione dei motori oppure per regolare il funzionamento di elementi riscaldanti.

Come funziona un termistore PTC:

  • Proprietà dei materiali. I termistori PTC sono solitamente realizzati in materiali ceramici con coefficiente di temperatura positivo, come il titanato di bario o altri ossidi metallici. Questi materiali vengono scelti perché la loro resistenza elettrica aumenta all’aumentare della temperatura.
  • A basse temperature. A basse temperature, come ad esempio quando il circuito è stato appena messo in funzione, il termistore PTC è a bassa temperatura ed ha una resistenza relativamente bassa. In queste condizioni la corrente scorre liberamente attraverso il termistore come se fosse un normale resistore.
  • All’aumentare della temperatura. Quando il termistore PTC è attraversato da corrente oppure in presenza di un riscaldamento esterno, la sua temperatura aumenta e, superata una certa temperatura di soglia, la sua resistenza aumenta esponenzialmente. Questo avviene perché, a livello molecolare, si modifica la struttura del reticolo cristallino del materiale ceramico ostacolando il flusso dei portatori di carica (elettroni). L’aumento del valore di resistenza porta ad una riduzione del flusso di corrente proteggendo così il resto del circuito da sovracorrente o dall’eccessivo surriscaldamento.
  • Autoregolazione. Una delle caratteristiche principali dei termistori PTC è l’autoregolazione. Il termistore, quando si riscalda, aumenta la sua resistenza riducendo il flusso di corrente che lo attraversa. Questa diminuzione di corrente, in assenza di fattori esterni, ne provoca il raffreddamento. Al diminuire della temperatura, la resistenza si riduce nuovamente, consentendo il flusso di più corrente. Ciò crea un ciclo, in cui il termistore regola automaticamente la propria temperatura e il flusso di corrente. Questo permette di mantenere, ad esempio, gli elementi riscaldanti ad una temperatura costante.
  • Ripristino. Una volta che il termistore si raffredda e la sua resistenza torna a un valore inferiore, la corrente può nuovamente fluire liberamente attraverso il circuito. Questo processo è chiamato di autoripristino e rende i termistori PTC utili per proteggere i circuiti da condizioni di sovracorrente senza la necessità di sostituire un fusibile o altri dispositivi di protezione. Il termistore si comporta come un fusibile autoripristinabile.

Applicazioni tipiche per un termistore PTC sono la protezione dalla sovratemperatura, la limitazione della sovracorrente ed il riscaldamento autoregolato. Tipiche temperatura di lavoro per i termistori PTC in silicio sono nell’intervallo di temperature comprese tra -50 ºC fino a 120 ºC.

Tipi di termistore PTC

I termistori PTC si dividono in due grandi famiglie: silistori e switching. Di seguito vediamo le caratteristiche principali.

Tipica caratteristica Resistenza - Temperatura nel silistore
Tipica caratteristica Resistenza – Temperatura nel silistore
  • Silistore: questo tipo di termistore PTC è realizzato in materiale semiconduttore, tipicamente il silicio. Questo silicio è sottoposto a drogaggio per caratterizzarne la risposta alla temperatura. Presenta una caratteristica resistenza-temperatura quasi lineare e per questo si presta ad essere utilizzato nei sensori.
Tipica caratteristica Resistenza - Temperatura nel termistore switching
Tipica caratteristica Resistenza – Temperatura nel termistore switching
  • Switching PTC: i termistori PTC switching sono realizzati con materiali che contengono bario che ne conferisce una caratteristica resistenza temperatura particolarmente non lineare. Sono la tipologia di termistori più diffusa. I termistori PTC switching sono chiamati così perché rimangono stabili a temperature “normali” ma poi, giunto ad una certa soglia che dipende dal materiale, agiscono come un interruttore innalzando rapidamente il proprio valore di resistenza elettrica. Questa caratteristica li rende molto utili per la protezione dei circuiti.

Caratteristica tensione-corrente

La caratteristica tensione-corrente del termistore PTC ha un andamento che dipende dal meccanismo di autoriscaldamento del termistore (self-heating) che a sua volta dipende dal tipo di materiale utilizzato. Il meccanismo di autoriscaldamento è quel fenomeno che si verifica quando il termistore, per effetto della corrente che lo attraversa, si riscalda. L’eventuale variazione di resistenza che ne deriva non è quindi dovuta ad una variazione della temperatura ambientale ma semplicemente alla dissipazione di calore del termistore.

Si può notare che tensione e corrente hanno un andamento lineare secondo la legge di Ohm ovvero che per bassi valori di tensione, tensione e corrente crescono di pari passo. Questo significa che il termistore presenta una resistenza fissa per questo intervallo di valori di tensione. Oltre un verto valore di tensione, la corrente che attraversa il termistore diminuisce velocemente a causa dell’aumento del valore di resistenza elettrica.

Termistore PTC applicazioni

Il termistore PTC è ampiamente utilizzato in una varietà di applicazioni in cui la resistenza dipendente dalla temperatura è vantaggiosa. Ecco alcune applicazioni comuni dei termistori PTC:

  1. Protezione da sovracorrente: i termistori PTC sono utilizzati nei circuiti elettrici come fusibili ripristinabili. Quando la corrente che scorre attraverso il circuito supera un certo limite, il termistore si riscalda e la sua resistenza aumenta rapidamente, limitando così la corrente e proteggendo il circuito. Una volta che il circuito si raffredda, il termistore torna al suo stato normale e la corrente può fluire di nuovo.
  2. Rilevamento della temperatura: i termistori PTC sono spesso utilizzati in applicazioni di rilevamento della temperatura, come nei dispositivi di monitoraggio della temperatura o nei sistemi di controllo della temperatura. All’aumentare della temperatura, la resistenza aumenta e questa variazione può essere misurata per determinare la temperatura.
  3. Regolatori di temperatura: i termistori PTC sono utilizzati negli elementi riscaldanti autoregolanti, come nei termoventilatori con riscaldatori in ceramica o nei riscaldatori per sedili per automobili. Quando il riscaldatore diventa troppo caldo, la resistenza del PTC aumenta, limitando il flusso di corrente e prevenendo il surriscaldamento.
  4. Protezione del motore: l’applicazione più comune dei termistori PTC è quella per la protezione termica dei motori. Il termistore PTC è tipicamente inserito in serie agli avvolgimenti del motore per fornire protezione in caso di guasto. Se, ad esempio, il motore va in blocco, l’energia elettrica nominale non è più sufficiente per svolgere il lavoro meccanico di rotazione. In questa situazione il motore comincia ad assorbire maggiore corrente, surriscaldandosi. La resistenza del termistore PTC aumenta, riducendo il flusso di corrente e proteggendo il motore da danni.
  5. Protezione della batteria: i termistori PTC sono utilizzati nei pacchi batteria ed in particolare nei BMS (Battery Management System) per prevenire condizioni di surriscaldamento e sovracorrente. Se la temperatura della batteria aumenta troppo, la resistenza del termistore aumenta, impedendo ulteriori cariche o scariche.

Queste applicazioni sfruttano la capacità unica del termistore PTC di rispondere alle variazioni di temperatura, fornendo protezione, regolazione e stabilizzazione in un’ampia gamma di dispositivi e sistemi.



Termistore NTC

Il termistore a coefficiente di temperatura negativo (NTC) gioca un ruolo importante nei sistemi elettronici che necessitano di una misura della temperatura oppure un controllo delle funzioni sulla base della temperatura.

Il termistore NTC è un tipo di resistore la cui resistenza elettrica diminuisce all’aumentare della temperatura. Questa caratteristica unica lo rende utile nelle applicazioni di misura e regolazione della temperatura, ed è quindi importante capirne il funzionamento per poterlo utilizzare al meglio.

I termistori NTC sono comunemente utilizzati in dispositivi come termostati, apparecchiature mediche e sistemi di climatizzazione, in cui la misura di una temperatura risulta fondamentale. Troviamo i termistori NTC anche in quei circuiti che richiedono protezione dalle correnti di spunto come, ad esempio, negli alimentatori oppure in presenza di carichi importanti come motori o trasformatori di potenza.

I termistori NTC sono dotati di elevata sensibilità e velocità nella risposta oltre ad avere dimensioni contenute ed essere a basso costo.

In questo articolo viene presentato il funzionamento del termistore NTC e le sue principali caratteristiche ed applicazioni.

Cos’è il termistore NTC

Il termistore NTC è un resistore variabile dotato di coefficiente di temperatura negativo. In quanto termistore ha la capacità di cambiare il valore di resistenza in funzione della temperatura. La caratteristica del termistore NTC, avendo un coefficiente di temperatura negativo, è quella di diminuire la sua resistenza all’aumentare della temperatura. Questo permette di avere un flusso crescente di corrente al crescere della temperatura.

I termistori NTC sono generalmente realizzati con ossido di semiconduttore ceramico combinati con altri materiali a seconda delle caratteristiche che si vogliono ottenere come ad esempio la manganese oppure il cobalto. I termistori NTC sfruttano la caratteristica dei semiconduttori di avere una piccola banda proibita. In presenza di calore gli elettroni nella banda di valenza hanno sufficiente energia per cambiare banda energetica e saltare nella banda di conduzione. Tale movimento di elettroni aumenta la conducibilità del materiale ovvero ne diminuisce la resistenza elettrica favorendo quindi il flusso di corrente.

Termistore NTC funzionamento

Il termistore NTC funziona diminuendo la propria resistenza elettrica all’aumentare della temperatura. Questa caratteristica lo rende adatto per utilizzi come il rilevamento della temperatura, la limitazione di corrente di spunto e la compensazione della temperatura.

Caratteristica Resistenza - Temperatura nel termistore NTC
Tipica caratteristica Resistenza – Temperatura nel termistore NTC

I termistori NTC, grazie al proprio comportamento, forniscono misurazioni della temperatura accurate e affidabili, offrendo anche capacità di autoregolazione in varie applicazioni di protezione dei circuiti. Sono ampiamente utilizzati nel rilevamento della temperatura, nella protezione dei circuiti e in altre applicazioni in cui è richiesto un controllo preciso della temperatura.

Come funziona un termistore NTC:

  • Proprietà dei materiali. I termistori NTC sono tipicamente realizzati con materiali di ossido metallico che presentano un coefficiente di temperatura negativo come manganese, nichel o cobalto miscelati con composti ceramici. Questi materiali permettono al termistore NTC di diminuire la propria resistenza elettrica all’aumentare della temperatura.
  • A basse temperature. Quando il termistore è a una temperatura relativamente bassa, la sua resistenza è elevata. In tale condizione l’agitazione termica del materiale con cui il termistore è composto è bassa e il numero di portatori di carica (elettroni) che possono condurre elettricità è limitato. Di conseguenza, il flusso di corrente è basso ed il termistore NTC si comporta come un resistore dotato di alta resistenza.
  • All’aumentare della temperatura. All’aumentare della temperatura del termistore NTC, la resistenza diminuisce. L’agitazione termica all’interno del materiale che lo compone eccita un numero elevato di elettroni, consentendo a questi di muoversi più liberamente e aumentando la conduttività del materiale. A temperature elevate, i portatori di carica (elettroni o lacune) sono più mobili, e questo favorisce la diminuzione della resistenza.
  • Caduta ripida della resistenza. All’aumentare della temperatura la resistenza diminuisce esponenzialmente, soprattutto entro un intervallo specifico di temperatura. La velocità con cui la resistenza diminuisce varia a seconda del materiale con cui è realizzato il termistore ed a secondo di come è realizzato.
  • Flusso di corrente. Quando la temperatura aumenta e la resistenza diminuisce, la corrente che attraversa il termistore aumenta. Ciò rende i termistori NTC particolarmente utili per applicazioni di limitazione della corrente di spunto. Nei circuiti in cui un dispositivo è sensibile alla temperatura, la resistenza variabile può regolare il flusso di corrente in base alla temperatura dell’ambiente.

Termistore NTC formula

Per esprimere la relazione resistenza-temperatura dei termistori NTC si utilizza la seguente formula:

    \[    T = \frac{\beta}{ln(\frac{R}{R_0}e^{\frac{\beta}{T_0}})} \]

dove:

  • T è il valore di temperatura in kelvin,
  • R è il valore di resistenza in ohm,
  • T0 è il valore 298.15 ºK (ovvero 25 ºC, temperatura ambiente),
  • R0 è il valore di resistenza alla temperatura T0,
  • β è un parametro caratteristico del materiale del termistore.

Da notare che questa formula è esattamente l’equazione di Steinhart–Hart dove per i parametri A, B, C sono stati utilizzati i seguenti valori:

A = \frac{1}{T_0}-\frac{1}{\beta}ln(R_0)

B = \frac{1}{\beta}

C = 0

ovvero

    \[    \frac{1}{T} = \frac{1}{T_0} + \frac{1}{\beta}*ln(\frac{R}{R_0}) \]

Il valore di β è tipicamente fornito dal fabbricante del termistore e si trova nella scheda tecnica del componente ma può essere comunque ricavato a partire da misure di resistenza a due diverse temperature attraverso la seguente formula:

    \[    \beta = \frac{ln(\frac{R_{T1}}{R_{T2}})}{\frac{1}{T_1} - \frac{1}{T_2}}  \]

Tipi di termistore NTC

I termistori NTC sono disponibili in diversi tipi in base alla loro costruzione, alle proprietà dei materiali e alle esigenze applicative. I tipi principali di termistori NTC sono:

  1. Termistori NTC incapsulati in resina epossidica:
Termistore incapsulato in resina epossidica
Termistore incapsulato in resina epossidica
  • Questi termistori sono realizzati immergendo il componente nella resina e saldandone i fili per il collegamento. Presentano, in genere, una piccola area superficiale, sono adatti ad applicazioni in cui occorre considerare un intervallo di temperatura piuttosto ampio e sono molto utilizzati in applicazioni che richiedono una misura di temperatura.
  1. Termistori NTC incapsulati a vetro:
Termistore incapsulato in vetro
Termistore incapsulato in vetro
  • Questi termistori vengono realizzati ponendo l’elemento sensibile del termistore all’interno di un rivestimento in vetro. Il vetro assicura una maggiore robustezza nella misura di temperatura in termini di stabilità. I termistori NTC sono spesso utilizzati in ambito automotive oppure in tutti quegli ambienti soggetti a condizioni ambientali difficili.
  1. Termistori NTC SMD:
Termistore SMD
Termistore SMD
  • Questi termistori sono componenti di dimensioni estremamente contenute del tipo a montaggio superficiale (SMD – Surface Mounted Device). Come tali vengono installati direttamente su scheda PCB tipicamente in combinazione con degli integrati.

La composizione del materiale e la forma fisica di questi termistori influenzano la loro risposta termica, le caratteristiche di resistenza e l’idoneità per applicazioni particolari. In genere, i termistori NTC sono realizzati in ossidi metallici come manganese, cobalto o nichel, per avere una adeguata variazione della resistenza con la temperatura necessaria per un rilevamento accurato della temperatura.

Caratteristica tensione-corrente

Nel grafico seguente è mostrata la caratteristica tensione-corrente ovvero l’andamento della tensione in funzione della corrente nel termistore NTC.

Caratteristica tensione-corrente del termistore NTC

Come si può vedere dal grafico, per bassi valori di corrente, la tensione segue linearmente la corrente poiché la resistenza del termistore è quasi costante. Superato un certo valore di corrente che dipende dal materiale del termistore, la relazione tra tensione e corrente non è più lineare. A questo punto la curva raggiunge il suo picco, la temperatura del resistore inizia ad essere elevata, il materiale aumenta la propria conducibilità elettrica, il termistore diminuisce la resistenza e quindi aumenta il flusso di corrente che lo attraversa. Oltre un certo valore di corrente il termistore potrebbe aver raggiunto i limiti fisici di tenuta ed un piccolo aumento di temperatura potrebbe portare la rottura del componente.

Termistore NTC applicazioni

I termistori NTC sono ampiamente utilizzati in varie applicazioni che richiedono un rilevamento preciso della temperatura. Ecco le principali applicazioni dei termistori NTC:

  1. Rilevamento della temperatura: i termistori NTC vengono spesso utilizzati con funzione di termometro ovvero per misurare la temperatura ed eventualmente condizionare il resto del circuito.
  2. Compensazione della temperatura: i termistori NTC trovano applicazione in tutti quei circuiti in cui la variazione di temperatura ambientale ha degli effetti negativi sui componenti. Circuiti con LED, oscillatori e batterie ricaricabili presentano spesso termistori NTC che permettono di stabilizzare la temperatura prevenendo danni irreversibili sui dispositivi e quindi tutelandone la vita utile.
  3. Protezione dalla corrente di spunto: i termistori NTC possono essere utilizzati a protezione dei circuiti che presentano dei rami a bassa impedenza. In presenza di condensatori scarichi oppure di motori fermi, all’accensione del circuito, la bassa impedenza può portare a dei picchi di corrente impulsiva. In queste situazioni viene utilizzato il termistore NTC sfruttandone la caratteristica di avere un alto valore di resistenza a bassa temperatura. All’accensione del circuito che protegge, quando il termistore NTC è raggiunto dal picco dovuto alla corrente di spunto, ne ostacola l’intensità tramite la propria resistenza favorendo un flusso di corrente ridotto ai dispositivi a valle. Quando la corrente si sarà stabilizzata, l’aumento di temperatura abbasserà la resistenza del termistore permettendo un utilizzo efficiente del carico.

I termistori NTC garantiscono elevata sensibilità alle variazioni di temperatura, permettono misurazioni e controlli della temperatura accurati e affidabili e per questo vengo impiegati in una grande varietà di applicazioni in ambito elettronico.



termistore

A cosa serve il termistore e come funziona

Il termistore è un tipo di resistore sensibile alla temperatura che permette un controllo preciso della temperatura e di proteggere parti di circuito o componenti. Il termistore serve a controllare o misurare la temperatura e funziona come un resistore variabile. Il nome “termistore” deriva dalla combinazione di “termico” e “resistore”, che riflette la sua capacità di modificare la resistenza con le variazioni di temperatura. I termistori sono disponibili in due tipi principali: NTC (coefficiente di temperatura negativo) e PTC (coefficiente di temperatura positivo), ciascuno con caratteristiche distinte.

La proprietà fondamentale dei termistori è quella di variare la loro resistenza dipendente dalla temperatura. Nei termistori NTC, la resistenza diminuisce all’aumentare della temperatura e risultano utili per misurare la corrente. Al contrario, i termistori PTC aumentano la propria resistenza all’aumentare della temperatura, offrendo quindi protezione in caso, ad esempio, di sovracorrente.

I termistori sono componenti molto versatili ed ampiamente utilizzati in svariate applicazioni industriali così come nell’elettronica di consumo. Troviamo i termistori nei frigoriferi, nei condizionatori d’aria e macchine per il caffè, ma anche in termometri digitali, alimentatori, etc.

In questo articolo, approfondiremo i principi di funzionamento dei termistori, il loro utilizzo e le principali applicazioni.

Cosa è un termistore

Il termistore è un resistore variabile la cui resistenza cambia con la temperatura. È tipicamente realizzato con materiali semiconduttori ceramici oppure ossido di metalli quali ad esempio il rame, il cobalto, la manganese, etc. È utilizzato in applicazioni dove la temperatura rappresenta un parametro critico per la protezione di parti di circuito oppure componenti. La caratteristica principale del termistore è che la variazione del valore di resistenza è generalmente non lineare con la variazione di temperatura. Per poter calcolare il valore della temperatura a partire dalla misura della resistenza del termistore, si applica la cosiddetta equazione di Steinhart–Hart:

    \[    T := \frac{1}{A+B*ln(R)+C*(ln(R))^3} \]

Dove, con riferimento al termistore:

  • T è il valore di temperatura in kelvin,
  • R è il valore di resistenza elettrica in ohm,
  • A, B, C sono parametri caratteristici del materiale semiconduttore.

Occorre tenere presente che l’equazione di Steinhart–Hart è un semplice modello per rappresentare l’andamento non lineare della resistenza in funzione della temperatura tramite una equazione di terzo ordine. Tale modello è quindi una approssimazione, considerata comunque valida per intervalli ristretti di temperatura. Per poter risolvere questa equazione occorre conoscere i parametri A, B e C che, dipendendo dal materiale con cui è costruito il termistore devono essere forniti dal fabbricante. In alternativa è possibile utilizzare un approccio inverso ovvero misurare diversi valori di temperatura e resistenza e ricavarsi i parametri della curva tramite fitting.

Tipi di termistore

A seconda delle caratteristiche fisiche del materiale con cui è costruito, il termistore è in grado di variare la propria resistenza elettrica con la temperatura. Questo si ottiene sfruttando l’agitazione termica degli elettroni che si muovono liberamente all’interno del reticolo cristallino del semiconduttore di cui sono fatti oppure variando la struttura del reticolo stesso.

Sulla base del materiale con cui sono realizzati, i tipi di termistore sono:

  • termistore PTC (Positive Temperature Coefficient) con coefficiente di temperatura positivo,
  • termistore NTC (Negative Temperature Coefficient) con coefficiente di temperatura negativo.
Termistore NTC su scheda
Termistore NTC su scheda

Il termistore PTC è un resistore variabile che aumenta il proprio valore di resistenza elettrica all’aumentare della temperatura.

Il termistore NTC è un resistore variabile che diminuisce il proprio valore di resistenza elettrica all’aumentare della temperatura.

Il termistore è un componente altamente non lineare e dotato di elevata sensibilità alle variazioni di temperatura.

Caratteristiche del termistore

Il termistore è un componente a basso costo dotato di elevata sensibilità alla temperatura. Tale caratteristica di sensibilità è più elevata rispetto a quella della termocoppia oppure alla termoresistenza (rivelatore di temperatura a resistenza – RTD). Tuttavia, questa elevata sensibilità porta con sé anche delle problematiche ed in particolare la scarsa linearità. La resistenza non varia in maniera costante alla variazione della temperatura.

La caratteristica resistenza-temperatura può essere ritenuta lineare solo su piccoli intervalli di temperatura. Se invece dobbiamo considerare grandi intervalli di temperatura, occorre prevedere un circuito di linearizzazione. Questo è ottenuto, tipicamente, utilizzando il termistore in combinazione con un resistore.

Le caratteristiche principali del termistore sono:

  • elevata sensibilità alla temperatura
  • è un componente molto delicato
  • l’intervallo di temperatura in cui è capace di lavorare è tipicamente piuttosto ristretto (circa 150-200 ºC)
  • basso tempo di risposta alle variazioni di temperatura.

Occorre inoltre considerare che, sempre a causa dell’elevata sensibilità, il termistore può facilmente produrre errori di misura. Questi errori sono tipicamente dovuti alle piccole variazioni di temperatura dovute al riscaldamento del termistore stesso o dell’ambiente in cui è installato.

A cosa serve il termistore?

Grazie alla capacità di variare la resistenza in funzione della temperatura, il termistore è principalmente utilizzato per effettuare misure di temperatura in maniera analoga alla termocoppia ed alla termoresistenza RTD. Sebbene siano poco stabili sono caratterizzati da una buona sensibilità e hanno un basso costo.

Termistore in un circuito di alimentazione
Termistore in un circuito di alimentazione

Grazie alla loro capacità di rispondere velocemente alle variazioni di temperatura sono utilizzati in un’ampia gamma di applicazioni.

Alcune applicazioni tipiche includono:

  • Rilevamento della temperatura: i termistori si trovano spesso nei termometri digitali, nei sistemi dell’aria condizionata e nei sensori di temperatura per autoveicoli. Possono misurare la temperatura con elevata precisione.
  • Protezione da sovracorrente: nei termistori PTC, la resistenza aumenta con la temperatura. Limitando la quantità di corrente che scorre attraverso un circuito, lo protegge da una corrente eccessiva. Per questa proprietà il termistore PTC è utilizzatonei circuiti di protezione con funzione analoga a quella dei fusibili autoripristinabili.
  • Compensazione della temperatura: i termistori giocano un ruolo importante negli alimentatori o circuiti oscillatori per compensare le variazioni di temperatura che potrebbero altrimenti causare instabilità.
  • Batterie: i termistori sono spesso utilizzati per il monitoraggio della temperatura delle batterie al litio. Queste batterie sono tipicamente soggette a surriscaldamento durante la fase di carica o scarica eccessiva.
  • Elettronica di consumo: i termistori sono frequentemente utilizzati all’interno di frigoriferi, condizionatori etc per regolare la temperatura.

Le applicazioni in cui sono utilizzati i termistori dipendono da come sono costruiti, dal materiale con cui sono realizzati. Questi aspetti ne determinano le caratteristiche elettriche e la variazione della corrente in funzione della temperatura.

Le applicazioni tipiche per i termistori PTC ed i termistori NTC sono le seguenti:

  • Termistori PTC sono tipicamente utilizzati per assicurare protezione da sovratemperatura, per limitare la corrente di spunto oppure per funzioni di autoregolazione della temperatura.
  • Termistori NTC sono tipicamente utilizzati in applicazioni per la misura della temperatura, per il controllo della temperatura (es. nei sistemi di allarme), soppressione dei surge (impulsi di tensione).

Ogni tipo di termistore, a seconda della propria caratteristiche temperatura-resistenza, svolge una funzione particolare. Questo lo rende un componente molto versatile e che si presta a svariate applicazioni nei sistemi elettronici.

Simbolo del termistore

Nei circuiti elettrici il termistore è rappresentato dal simbolo seguente:

Simbolo termistore
Simbolo termistore

Da notare che il simbolo del termistore riprende il simbolo del resistore con l’aggiunta di una linea spezzata a significare la dipendenza dalla temperatura. Nella parte inferiore del simbolo, in prossimità della linea spezzata è solito inserire il simbolo “+t°” per indicare il coefficiente di temperatura positivo e quindi identificare i termistori PTC oppure il simbolo “-t°” per i termistori NTC.

Circuito con termistore

Il termistore viene utilizzato all’interno dei circuiti elettrici principalmente per assolvere a funzioni di protezione oppure di misura. Il limite principale del termistore è la scarsa linearità e per questo viene spesso utilizzato in combinazione con un resistore. Di seguito vediamo alcuni semplici circuiti che utilizzano un termistore.

Termistore in un circuito partitore

In questa immagine vediamo tre diverse configurazioni, tutte molto simili, in cui il resistore è utilizzato all’interno di una porzione di circuito partitore. La tensione di uscita è modulata in base al valore di resistenza che il termistore assume in funzione della temperatura. Nel circuito a sinistra troviamo la classica configurazione del partitore di tensione. Nel circuito al centro il termistore è posto in parallelo ad un resistore in maniera da ridurne la non linearità. Nel circuito a destra è presente un generatore di corrente al fine di limitare eventuali oscillazioni provenienti dalla tensione Vcc.

Termistore a protezione del primario (a sinistra) e del secondario (a destra) di un raddrizzatore a ponte di diodi

In questa immagine si può vedere una tipica configurazione in cui il termistore è utilizzato per proteggere le linee in ingresso oppure in uscita di un raddrizzatore a diodi. In maniera del tutto analoga possiamo trovare il termistore sul primario di un trasformatore elettrico.

Termistore in un circuito di controllo per l’attivazione del carico sulla base della temperatura del termistore.

In questa immagine vediamo un esempio di configurazione circuitale in cui il termistore è utilizzato per controllare l’attivazione di un carico. Nello specifico, il termistore si trova in ingresso ad un comparatore che, quando rileva il superamento di una certa soglia di tensione (che equivale ad una soglia di temperatura) fornisce in uscita una tensione. La tensione in uscita dal comparatore attiva a sua volta il carico tramite il pilotaggio di un transistore che agisce da interruttore.

Il termistore in breve

Il termistore è un tipo di resistore variabile la cui resistenza elettrica varia al variare della temperatura. Esistono due tipi di termistori:

  • termistore PTC: aumenta la resistenza all’aumentare della temperatura,
  • termistore NTC: diminuisce la resistenza all’aumentare della temperatura.

Il termistore è utilizzato in tantissime applicazione dove la temperatura è un parametro critico come ad esempio: circuiti di protezione di convertitori elettrici, circuiti di protezione di motori o trasformatori, circuiti per la misura della temperatura, circuiti per il controllo dei processi. Una caratteristica del termistore è la sua scarsa linearità e per questo viene utilizzato spesso in combinazione con un resistore. Il termistore è dotato di una rapida reazione alle variazioni di temperatura ma allo stesso tempo è sensibile ai quei piccoli sbalzi di temperatura ambiente che possono portare a rilevazioni errate.


Che cosa sono i semiconduttori e a cosa servono?

Che cosa sono i semiconduttori e a cosa servono?

I semiconduttori sono alla base della tecnologia dell’informazione e rappresentano un pilastro dell’era moderna. I semiconduttori sono presenti praticamente ovunque nei nostri dispositivi, dai telefoni, ai computer, ai pannelli fotovoltaici fino ai più semplici componenti elettronici come i diodi oppure i transistor. I semiconduttori sono una tipologia di materiali che risultano particolarmente facili da manipolare per poter gestire in maniera controllata il movimento di elettroni. Proprio per questo assumono un ruolo fondamentale nell’era moderna. Gli elettroni infatti muovendosi permettono un flusso di corrente ed una variazione di tensione che, opportunamente gestiti, permettono la trasmissione e l’elaborazione di segnali dando così vita ed operabilità ai circuiti elettronici.

In questo articolo verranno presentate le caratteristiche principali dei materiali semiconduttori ed il loro utilizzo.

Teoria delle bande di energia

Gli atomi di un materiale solido sono distribuiti secondo una struttura cristallina periodica. All’interno di tale struttura, gli elettroni di cui sono dotati gli atomi presentano dei livelli definiti di energia. Il livello di energia cui può trovarsi un elettrone dipende dalle caratteristiche del materiale e da altri fattori come ad esempio la temperatura.

Si distinguono due tipi di bande di energia:

  1. Banda di valenza: è la più alta banda energetica in cui possono trovarsi gli elettroni quando il materiale è allo zero termico assoluto (0º K).
  2. Banda di conduzione: è posizionata al di sopra della banda di valenza, gli elettroni che occupano questa banda sono liberi di muoversi all’interno del reticolo del materiale.

Esiste una ulteriore banda, detta banda proibita (Eg, Energy gap), che è presente tra la banda di valenza e quella di conduzione quando queste non sono sovrapposte. La banda proibita rappresenta l’intervallo di energie in cui non è possibile trovare elettroni. La banda proibita viene quantificata tramite elettronVolt (eV).

A seconda della posizione di ciascuna banda è possibile classificare un materiale come conduttore, semiconduttore oppure isolante. Nella figura seguente vediamo la distinzione tra queste tipologia di materiale in termini di bande energetiche.

Banda di valenza e banda di conduzione nei conduttori semiconduttori isolanti
Banda di valenza e banda di conduzione

Differenza tra materiale conduttore, semiconduttore, isolante

A partire dalla diversa distribuzione delle bande di energia è possibile distinguere tre distinte tipologie di materiale: conduttore, semiconduttore ed isolante.

  • Conduttore: la banda di valenza e di conduzione sono parzialmente sovrapposte. Gli elettroni sono legati al nucleo da una forza relativamente debole. In presenza di sufficiente energia, come in presenza di un campo elettrico esterno, gli elettroni sono liberi di muoversi, liberarsi dall’atomo realizzando quindi la caratteristica di conducibilità del materiale. I materiali conduttori sono in grado di condurre alla temperatura di 0º K. Rientrano tra i conduttori, ad esempio, i metalli.
  • Isolante: la banda di valenza è separata dalla banda di conduzione da una banda proibita molto ampia che limita quindi il passaggio di elettroni. Né l’agitazione termica degli atomi né l’azione di un campo elettrico esterno è in grado facilmente di portare gli elettroni dalla banda di valenza a quella di conduzione. Negli isolanti, la banda proibita è tipicamente dell’ordine di qualche eV. Esempi di materiali isolanti sono la plastica, la ceramica, il diamante.
  • Semiconduttore: l’ampiezza della banda proibita è relativamente piccola e questo rende possibile un eventuale passaggio di elettroni dalla banda di valenza a quella di conduzione. A temperatura pari a 0º K, un materiale semiconduttore si comporta come un isolante. A temperature molto al di sopra di 0º K, l’agitazione termica può essere tale da permettere il salto di un elettrone dalla banda di valenza a quella di conduzione. I semiconduttori hanno tipicamente una banda proibita di circa 1 eV, nel silicio, ad esempio, la banda proibita è di 1,1 eV. Tra i materiali semiconduttori ci sono il silicio ed il germanio.

I semiconduttori sono materiali dotati di proprietà elettriche intermedie tra quelle di un conduttore (ad esempio i metalli) e di un isolante (ad esempio la ceramica). Questa proprietà rende i semiconduttori ideali per controllare il flusso di corrente elettrica.

Tipi di semiconduttori: intrinseci ed estrinseci

È possibile distinguere due tipologie di semiconduttori ovvero i semiconduttori intrinseci e quelli estrinseci.

Le differenze tra semiconduttore intrinseco ed estrinseco sono:

  • Semiconduttore intrinseco: è un tipo di materiale che si comporta come semiconduttore nella sua forma pura ovvero senza l’aggiunta di impurità nella propria composizione come ad esempio il silicio o il germanio. A temperatura superiore lo zero termico, alcuni elettroni possono spostarsi dalla banda di valenza a quella di conduzione. Al passaggio di un elettrone alla banda di conduzione, si crea contemporaneamente una lacuna nella banda di valenza. A questo punto, all’interno della banda di valenza, si può creare un movimento di elettroni che vanno ad occupare una lacuna cercando di bilanciare il sistema. All’aumentare della temperatura, aumenta la conducibilità elettrica in quanto un numero maggiore di elettroni vengono eccitati nella banda di conduzione.
  • Semiconduttore estrinseco: è un tipo di materiale semiconduttore a cui sono state aggiunte delle impurità al fine di migliorarne le caratteristiche di conducibilità. L’inserimento di tali impurità si chiama drogaggio e consiste nell’introdurre elementi che alterano il numero dei portatori di carica, siano essi elettroni o lacune. I semiconduttori estrinseci si divino in semiconduttori di tipo n e di tipo p.

Drogaggio di tipo n

Il drogaggio di tipo n è ottenuto andando ad introdurre un eccesso di elettroni all’interno della struttura del materiale semiconduttore. Si prenda in considerazione l’atomo di silicio, un materiale semiconduttore il cui atomo è costituito da quattro elettroni di valenza e che si lega ad altri atomi della struttura tramite legami covalenti.

Drogaggio di tipo n dei semiconduttori
Drogaggio di tipo n: la sostituzione di un atomo di silicio con un atomo di arsenico porta alla presenza di un elettrone in più (in rosso)

Nella immagine si nota come sia stato ottenuto un drogaggio di tipo n all’interno di un cristallo di silicio. Un atomo di silicio è stato sostituito con un atomo di arsenico detto atomo donatore. L’arsenico è un elemento pentavalente e quindi introduce un elettrone che però è debolmente legato all’atomo donatore in quanto libero da legami covalenti con altri atomi. Questo elettrone, al crescere della temperatura, può muoversi liberamente.

Gli atomi donatori occupano un livello di energia leggermente inferiore a quello della banda di conduzione.

Posizione della banda di energia degli atomi donatori

Il drogaggio di tipo n porta all’aumento di cariche negative, gli elettroni, senza introdurre cariche positive, le lacune.

Drogaggio di tipo p

Il drogaggio di tipo p è ottenuto andando ad introdurre nel materiale semiconduttore un eccesso di lacune. Prendiamo nuovamente in considerazione la struttura del silicio. Il drogaggio di tipo p del silicio viene realizzato sostituendo alcuni atomi del semiconduttore con un atomo di un elemento trivalente.

Drogaggio di tipo p dei semiconduttori
Drogaggio di tipo p: la sostituzione di un atomo di silicio con un atomo di borio porta alla presenza di una lacuna in più (in verde)

Un atomo di silicio è sostituito da un atomo di borio che essendo trivalente forma solo tre legami covalenti e porta alla formazione di una lacuna. In questo caso l’atomo di borio è detto atomo accettore. L’assenza di un elettrone per formare il legame covalente equivale ad una lacuna. Tale lacuna potrà essere colmata eventualmente da un elettrone nella sua prossimità. Queste lacune, muovendosi all’interno del reticolo del materiale realizzano un flusso di corrente nella direzione opposta al movimento degli elettroni.

Gli atomi accettori occupano un livello di energia leggermente superiore a quello della banda di valenza.

Posizione della banda di energia degli atomi accettori

Il drogaggio di tipo p porta all’aumento di cariche positive, le lacune, senza introdurre cariche negative, gli elettroni.

A cosa servono i semiconduttori

I semiconduttori sono indispensabili nel poter gestire in maniera controllata i materiali ed in particolare la loro conducibilità elettrica così da poter gestire al meglio il flusso di corrente e quindi i segnali che ne derivano. La possibilità di gestirne la maniera in cui scorra la corrente al loro interno li rende utili per svariate applicazione che ad oggi coprono la maggior parte degli ambiti tecnologici. I semiconduttori vengono principalmente utilizzati nei seguenti ambiti:

  • Transistor: i semiconduttori sono la base realizzativa di svariati componenti tra cui il transistor. Il transistor svolgono essenzialmente funzioni di controllo della corrente ed amplificazione del segnale elettrico e risultano alla base di dispositivi più complessi come computer e telefoni.
  • Microprocessori: sono costituiti da centinaia di transistor e rappresentano la logica di qualsiasi dispositivo complesso.
  • Memorie: le memorie allo stato solido si basano su tecnologia a semiconduttore permettendo una efficiente lettura, scrittura ed accesso ai dati.
  • Celle fotovoltaiche: realizzate a partire da uno strato di semiconduttore. Quando la luce colpisce il semiconduttore, l’eccitazione degli elettroni che ne consegue, porta ad un flusso di corrente elettrica.
  • Componenti elettronici: la maggior parte dei componenti elettronici sono ottenuti sfruttando le proprietà dei semiconduttori e la combinazione di materiali con diversi drogaggi. Tra i componenti a semiconduttore più importanti si ricordano: diodi, led, fotodiodi, ma anche dispositivi elettronici più complessi come raddrizzatori ed inverter. Si basano su tecnologia a semiconduttore anche tantissimi dispositivi come sensori di movimento, di pressione, di temperatura etc.

I semiconduttori sono utilizzati in qualsiasi dispositivo che contenga dell’elettronica come computer, telefoni, apparecchiature medicali, elettrodomestici, dispositivi per radio e tele trasmissione, etc.


Diodo Schottky cover

Diodo Schottky

Nel vasto panorama dei diodi, un ruolo importante è quello svolto dal diodo Schottky, molto utilizzato soprattutto in applicazione di elettronica di potenza. Il diodo Schottky ha delle caratteristiche uniche e quindi capirne il funzionamento e le applicazioni ci permette di poterne selezionare un utilizzo appropriato ed idoneo secondo le caratteristiche del nostro circuito. In questo articolo andremo a vedere le caratteristiche costruttive del diodo Schottky, come funziona, quali sono le differenze rispetto al diodo a giunzione p-n e le sue applicazioni. Il diodo Schottky trova utilizzo in tantissime applicazioni soprattutto nell’ambito dell’elettronica di potenza come nei circuiti raddrizzatori o commutatori.

Cos’è il diodo Schottky

Il diodo Schottky, detto anche diodo a barriera Schottky (SB), è un dispositivo a semiconduttore dotato di due terminali. Diversamente dal diodo a giunzione p-n, il diodo Schottky è realizzato tramite semiconduttore di tipo n posto in contatto con un sottile strato metallico.

Struttura del diodo Schottky
Struttura del diodo Schottky

Come si può notare dalla figura, rispetto al classico diodo a giunzione p-n, una delle regioni a semiconduttore risulta sostituita da uno strato metallico. Affinchè tale strato metallico abbia le caratteristiche di un contatto rettificante, ovvero non ohmico, lo strato è posto in prossimità di una zona di semiconduttore di tipo n. Il contatto rettificante realizza l’anodo mentre il catodo è il contatto ohmico realizzato attraverso una regione a semiconduttore di tipo n+.

Tale tipo di realizzazione permette al diodo Schottky di avere un comportamento simile a quello del diodo a giunzione p-n ma con delle peculiarità soprattutto per quanto riguarda la caratteristica tensione-corrente.

Caratteristica tensione-corrente del diodo Schottky

Il diodo Schottky è realizzato in maniera differente dal diodo a giunzione tuttavia le caratteristiche di funzionamento sono del tutto analoghe. Per questo il diodo Schottky presenta la stessa funzione caratteristica del diodo a giunzione:

    \[    I = I_S [e^{qv/kT} -1] \]

dove:

  • IS è la corrente di saturazione inversa,
  • q è la carica elementare,
  • v è la differenza di potenziale ai capi del diodo,
  • k è la costante di Boltzmann,
  • T è la temperatura delle giunzioni.

Se da una parte l’andamento della corrente è simile a quello della giunzione p-n, la diversa caratteristica realizzativa porta a far sì che il diodo Schottky si attivi a tensione molto più bassa.

Caratteristica tensione-corrente diodo Schottky vs diodo a giunzione p-n
Caratteristica tensione-corrente del diodo Schottky rispetto al diodo a giunzione p-n

Come si può vedere dalla figura, il diodo Schottky entra in conduzione per valori che tipicamente sono dell’ordine di 0,3 V – 0,4 V. Questa caratteristica si traduce anche in un ridotto accumulo di carica durante la polarizzazione diretta.

Diodo Schottky funzionamento

Il principio di funzionamento del diodo Schottky si basa sul fatto che gli elettroni della parte metallica hanno una energia potenziale inferiore rispetto a quella degli elettroni nel semiconduttore di tipo n. Il flusso di elettroni all’interfaccia sarà in entrambe le direzioni ma prevalentemente nella direzione dal semiconduttore al metallo. Nella parte dove si trova l’inserto metallico la carica sarà negativa mentre la parte del semiconduttore assume una carica positiva. In condizioni di riposo il flusso di elettroni tra semiconduttore e metallo si equivale in entrambe le direzioni e non scorre corrente.

Esempio di realizzazione di un diodo Schottky
Esempio di realizzazione di un diodo Schottky, si tralasciano gli effetti al bordo

Quando si applica una tensione ai terminali del diodo Schottky, questa è in opposizione al potenziale interno permettendo il flusso di corrente per poi realizzare lo stesso funzionamento di rettifica del diodo p-n ma a partire da un livello di tensione nettamente inferiore. Questa caratteristica lo rende più efficiente rispetto al diodo a giunzione p-n e quindi risulta particolarmente utile posizionarlo, ad esempio, in serie ad una sorgente di alimentazione in quanto la caduta di tensione che si ottiene è minima.

Simbolo diodo Schottky

Il simbolo circuitale del diodo Schottky è mostrato nella figura seguente.

Simbolo diodo Schottky
Simbolo diodo Schottky

Diodo Schottky circuito equivalente

Il diodo Schottky è tipicamente rappresentato dal circuito equivalente mostrato nella figura seguente.

Diodo Schottky circuito equivalente
Diodo Schottky circuito equivalente

Il circuito equivalente del diodo Schottky è costituito dal parallelo di un diodo ideale con una capacità ed in serie ad una resistenza. Parametri di capacità e resistenza dipendono dal tipo di diodo Schottky ovvero dalle sue caratteristiche costruttive (ad esempio temperatura di esercizio, capacità alla giunzione, etc)

Vantaggi del diodo Schottky

Il diodo Schottky presenta molte similarità con il diodo a giunzione p-n tuttavia, a causa della diversa realizzazione fisica presenta alcune caratteristiche particolari:

  • bassa caduta di tensione, tipicamente tra 0,3 e 0,5 V
  • assenza di accumulo di cariche minoritarie permette una commutazione rapida e quindi lo rende adatto ad operazione di commutazione a frequenza elevata come negli alimentatori switching
  • elevata efficienza
  • bassa corrente di dispersione inversa
  • robustezza alle variazioni termiche ambientali.

Di contro, bisogna tenere presente anche di una caratteristica negativa del diodo Schottky ovvero la bassa tensione di breakdown, tipicamente tra 100 V e 200 V.


Triangolo potenza elettrica

Potenza elettrica

Dove si parla di tensione e di corrente si parla anche di potenza elettrica. La potenza elettrica permette di avere una informazione su quanta energia elettrica viene fornita ad un dispositivo o, più in generale, ad un carico. É tipicamente una misura dell’energia elettrica che un carico richiede alla sua fonte di alimentazione per poter funzionare correttamente. Il concetto di potenza elettrica è presente in quasi tutte le applicazioni elettriche, che si tratti di apparecchiature residenziali come frigorifero, lavatrice, condizionatore d’aria, televisione etc, sia che si tratti di apparecchiature industriali come grandi motori, compressori, macchine automatiche, ma anche dispositivi medicali, insomma tutto ciò che è elettrico e che all’interno di un circuito rappresenta un carico.

Questo articolo mira a spiegare cosa si intende con potenza elettrica fornendo definizione e formula. Esistono tre tipi di potenza elettrica: potenza attiva, potenza reattiva e potenza apparente. Per ogni tipologia di potenza sono illustrate significato, calcolo ed unità di misura. Capire la potenza elettrica significa comprendere una parte essenziale di come funziona l’elettricità per dare vita alle apparecchiature.

Cosa si intende per potenza elettrica

Per potenza elettrica si intende la quantità di energia elettrica che una sorgente di alimentazione deve fornire al carico per poter funzionare. La potenza elettrica è definita come la quantità di lavoro svolto nell’unità di tempo. In un sistema elettrico rappresenta una misura dell’energia elettrica generata da una sorgente, trasmessa su delle linee di distribuzione e utilizzata per l’applicazione richiesta. In presenza di una forza elettrica, gli elettroni tendono a spostarsi (a seconda del potenziale) e muovendosi producono energia cinetica che quindi viene convertita in lavoro. La potenza elettrica rappresenta la velocità a cui le cariche mobili convertono l’energia. Dalla definizione deriva che la potenza elettrica quantifica l’energia necessaria per far operare un qualsiasi dispositivo, sistema o infrastruttura elettrica. La formula per calcolare la potenza elettrica è:

    \[    p(t) := v(t) * i(t) = [volt] * [ampere] = \frac{[joule]}{[secondo]} = [watt] \]

dove:

  • p(t) è la potenza
  • v(t) è la tensione
  • i(t) è la corrente

Questa potenza è detta potenza istantanea e dipende dall’istante di tempo considerato. Tale formula è valida in regime di corrente continua. L’unità di misura della potenza elettrica in corrente continua è il watt [W].

Per convenzione si è soliti assegnare un segno positivo alla potenza assorbita da un elemento mentre un segno negativo quando la potenza è generata dall’elemento.

Convenzione del segno della potenza a partire dalla direzione di tensione e corrente
Convenzione del segno della potenza a partire dalla direzione di tensione e corrente

In regime di corrente alternata, occorre prendere in considerazione anche lo sfasamento presente tra tensione e corrente. Come vedremo nel prossimo capitolo, esistono tre diverse tipologie di potenza elettrica per ciascuno di essi si avranno formule e unità di misura diverse.

Tipi di potenza elettrica: potenza attiva, potenza reattiva, potenza apparente

Le tipologie di potenza elettrica sono tre:

  1. Potenza attiva:
    • detta anche potenza reale e rappresenta la quantità di energia elettrica che effettivamente viene utilizzata per svolgere il lavoro. Rappresenta, per una data tensione, la corrente che assorbe (o può assorbire) ad esempio un motore, una lampadina, un elettrodomestico.
  2. Potenza reattiva:
    • non contribuisce a svolgere il lavoro utile ed è una misura dell’energia rilasciata dai componenti reattivi presenti nel circuito. L’unità di misura della potenza reattiva è il voltampere reattivo [VAR].
  3. Potenza apparente:
    • è la potenza totale che viene fornita da una sorgente di energia alla linea o, al carico. È la somma di potenza attiva e potenza reattiva. L’unità di misura della potenza apparente il il voltampere [VA].

Che cos’è la potenza attiva?

La potenza attiva è l’unica potenza che effettivamente permette al carico di lavorare. Immaginiamo che il carico sia una lampadina ad incandescenza oppure un motore. In questo esempio, la potenza attiva è la potenza che permette alla lampadina di accendersi oppure al motore di iniziare a girare. La potenza attiva è quella potenza che dalla sorgente viene trasmessa sempre nella direzione del carico. Nel caso di circuiti in continua coincide con il prodotto di tensione e corrente mentre per i circuiti in alternata oltre a tensione e corrente occorre considerare l’angolo di sfasamento (tra tensione e corrente).

Nei circuiti in corrente alternata la potenza attiva P è

    \[    P := V * I * cos \phi \]

dove V è la tensione efficace, I è la corrente efficace, ϕ è l’angolo di sfasamento tra tensione e corrente.

L’unità di misura della potenza attiva è il watt [W]. La potenza attiva è la potenza media effettivamente fornita al carico ovvero la potenza che il carico assorbe.

Che cos’è la potenza reattiva?

La potenza reattiva è un tipo di potenza elettrica che non svolge alcun lavoro utile. È la potenza che si alterna avanti e indietro tra la sorgente (come una centrale elettrica) e il carico (come un dispositivo elettrico), ma non viene utilizzata.

Si misura in volt-ampere reattivi (VAR) e si verifica principalmente a causa dell’induttanza o della capacità nel sistema. In termini più semplici, la potenza reattiva è l'”energia” che viene immagazzinata temporaneamente e poi restituita alla fonte di alimentazione.

Nei circuiti in corrente alternata la potenza reattiva Q è

    \[    Q := V * I * sin \phi \]

dove V è la tensione efficace, I è la corrente efficace, ϕ è l’angolo di sfasamento tra tensione e corrente.

L’unità di misura della potenza attiva è il voltampere reattivo [VAR]. La potenza reattiva è una misura della potenza scambiata tra la sorgente e la parte reattiva del carico.

A seconda del tipo di carico la potenza reattiva Q può assumere i seguenti valori:

  • Q > 0 in presenza di carico induttivo,
  • Q = 0 in presenza di carico resistivo,
  • Q < 0 in presenza di carico capacitivo.

La potenza reattiva è dovuta alla presenza di componenti induttive e capacitive nel carico per portano ad immagazzinamento e rilascio di energia.

Che cos’è la potenza apparente?

La potenza apparente è il totale di potenza distribuita ed è calcolata come il prodotto di tensione e corrente. Nei circuiti in corrente alternata la potenza apparente S è

    \[    S := V * I \]

dove V è la tensione efficace, I è la corrente efficace.

L’unità di misura della potenza attiva è il voltampere [VA]. La potenza apparente è la potenza totale distribuita in un circuito ed è la somma della potenza reale e di quella reattiva.

La potenza apparente rappresenta la potenza massima che un circuito è in grado di gestire.

Relazione tra potenza reale, reattiva, apparente

La relazione tra i tre tipi di potenza è data dalla seguente formula:

    \[    S^2 = P^2 + Q^2 \]

Questa relazione è tipicamente mostrata in maniera grafica tramite il così detto triangolo delle potenze mostrato nella figura seguente.

Come si può graficamente vedere, al diminuire del valore di Q ovvero di potenza reattiva, la potenza apparente tende ad coincidere con quella reale, questo è il caso di un carico puramente resistivo. Se, al contrario, la potenza reale P diminuisce, S tende a coincidere con Q ovvero il carico ha componente prevalentemente reattiva (induttori e condensatori).


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